Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

Pagina (627/637)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina  Immagine

      DI G K N 0 V A 603
      ed attaccare Lepanto; ma essendo incominciato t'inverno e sparsasi la notizia che la flotta turca era uscita dai Dardanelli e che Solimano stesso re-
      4
      duce dalla Germania accorreva con tutto lo sforzo del suo esercito alla difesa della Morea, essendo, oltre a ciò, la città forte di sito e ben guarnita, quindi lunga e difficile a sottomettere, decise di rimettere questa impresa a un altra volta, e lasciati buoni presidi in tutti i luoghi di recente acquistati, si mise in via con la flotta per ritornare a Genova, ove giunse con le galere della Repubblica, lasciando in Sicilia il resto delle navi.
      I romori che aveano contribuito al ritorno del Doria non erano affatto privi di fondamento. Infatti, Solimano, dopo essere stato un pezzo sotto Vienna aspettando che l'esercito cristiano uscisse fuori alla battaglia, poiché, vide T imperatore fermo in sul temporeggiare, incominciando già la stagione invernale, e stimolato dalle notizie che gli giungevano dei progressi che il Doria andava facendo in Morea, abbandonò Y Austria e 1' Ungheria e rientrò nei suoi stati.
      . Intanto i nemici di Carlo V avean profittato della di lui lontananza o delle brighe che gli davano i Turchi. Francesco I, sempre più invogliato di ricuperare il ducato di Milano, si ristringeva con Arrigo Vili re d'Inghilterra, e, per rendersi affatto ligio il papa, acconsentiva al matrimonio da lungo trattato tra Caterina De Medici nipote di Clemente e suo fratello il duca d'Orleans che fu poi Enrico II di Francia. Carlo V, appena la ritirata di Solimano lo rese libero, sapute le tresche e misurando il pericolo, non mise tempo in mezzo; ritornò in Italia, ed invitò in Bologna tutti gli st^li italiani ad un congresso onde formare una lega italica.
      L'intenzione dell'imperatore era di assicurarsi con qnesto nuovo patto della fedeltà dei diversi governi della Penisola e specialmente dell'amicizia del pontefice che tentennava. Tentò Clemente VII schermirsi da questo nuovo vincolo che gli si voleva imporre, ma insistendo Carlo, per non crescere i sospetti si rese. Tutti gli altri slati, eccetto i Veneziani, più indipendenti perché meno deboli, piegarono la testa ad una volontà divenuta ornai onnipossente.
      Mandarono i Genovesi anch'essi tre ambasciatori a Bologna, e profittarono di questa circostanza per rinnovare le loro lagnanze contro il re, il quale non aveva fin qui allentalo nei suoi rigori e nelle sue persecuzioni contro i mercatanti liguri e le loro robe. Si scusò Carlo del non essersi adoperato
     
      GoogI e


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina  Immagine

   

Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

Pagina (627/637)






Lepanto Dardanelli Solimano Germania Morea Genova Repubblica Sicilia Doria Solimano Vienna Doria Morea Y Austria Ungheria Carlo V Turchi Milano Arrigo Vili Inghilterra Caterina De Medici Clemente Orleans Enrico II Francia Solimano Italia Bologna Penisola Clemente VII Carlo Veneziani Genovesi Bologna Carlo Carlo V Francesco I Carlo V