Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini
£04 s T 0 H I Aprima presso la corte di Francia per far cessare queste angherie: la guerra contro i Turchi averglielo impedito ; d'ora innanzi ci prowederebbe.
Concorsero in questa lega, Cesare, il Pontefice, i Fiorentini, il doca à Milano, quello di Ferrara, i Genovesi, i Sanesi e i Lucchesi. Volle l'ia-peratore che a spese di tutti i collegati si mettesse in piede ob esercito destinato a mantenere l'ordine nella Penisola e a contrastare ai nemici à fuori. Così Carlo, e risparmiava del proprio, e costrìngeva gì' Italiani a pagare le armi destinate a tenerli in servitù. Questi patti, imposti dalla forza ed accettati dalla paura e dalla debolezza, concludevansi sul principio dell'anno 1533.
Ài Genovesi, a cagione delle depredazioni di Francia, del commercio diminuito, della carestia e della pestilenza sofferte, in riguardo soprattutto dei servigi resi da Andrea Doria, fu imposto un contingente di seimila ducati. Accomodate cosi-le cose d'Italia, l'imperatore ritornò a Genova per passare in Spagna ove l'accompagnò il Doria con 35 galere. In tutto il tempo che si trattenne nella città, le dimostrazioni d'onore fattegli dai magistrati e dalla nobiltà furono grandi e maggiori di quelle della volta passata. Albergò a Fasciuolo nella villa di Andrea, che trattò l'imperiale ospite con regia magnificenza e con tutto lo sfarzo che gli permettevano di spiegare le immense ricchezze accumulate al servizio di Francia e di Spagna. Dal canto suo il monarca spagnuolo procurava di corrispondere graziosamente a tante cortesie: ad Andrea cui recentemente avea fatto dono del principato di Melfi nel regno di Napoli, dava, in pubblico ed in privato, ogni contrassegno di stima e d'amicizia; fra tutti gli altri nobili spandeva a larga mano onori, titoli, privilegi. La degnazione con cui trattava il Doria, lusingava soprattutto la vanità aristocratica e 1' amor proprio nazionale. Più dei monarchi di Francia mostrava Carlo V conoscer l'arte di tenere gli stati e di governare gli uomini.
La partenza dell'imperatore, permise a Francesco di riappiccare le pratiche segrete con gli stati italiani che speravano in Francia per una riscossa dal giogo spagnuolo. Clemente VII, lasciato il tergiversare, sopra galere francesi da porto Pisano andò a Nizza, ove fu concluso (27 ottobre 1533) il tanto ambito matrimonio tra la sua nipote Caterina ed Enrico d'Orleans, e stabilito che il pontefice avrebbe aiutalo il re a conquistare il ducato di Milano per darne la signoria allo sposo. Erano i semi di una nuova guerra che in breve dovea scoppiare.
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova 1856
pagine 607 |
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Pagina (628/637)
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