I misteri di Milano di Alessandro Sauli

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      Sono ormai otto «inni che gitto a piene inani 1' oro su' tavolieri d'una biscazza, e Dio mi è testimonio che fu la passione del giuoco e non la bramosia del guadagno quella che mi pose in mano la prima carta.... Giuoeai per distrarmi.... poi per istordirmi.... per soffocare il rimorso delle prime perdite.... poi per la rivincita, ma giammai per ispe-culazione, e adoperando sempre con quella lealtà, a cui, forse, devola mia rovina.... Non ve ne recate.... vi credo uomo onesto, e lo sie-
      _ w \te.... ma, oh mio Dio, la bisca non è una chiesa.... Fatto sta che ho perduto.... perduto molto, e i piccoli guadagni furono appunto l'esca che mi trasse a perdite rovinose. Voi lo vedete, non sono più ' giovine.... Due terzi dei mio patrimonio se ne sono iti.... pure, che vo-
      lete?.., ho ancora una speranza, ma non in una rivincita più o meno prossima, ve ne avverto. Il giuoco non ha mai arricchito nessuno; il danaro che si ammucchia sul tappeto verde gli è un capitale in continua circolazione; esso non passa che apparentemente le soglie d'una casa da giuoco — è di tutti e non è di nessuno — chiuso alla mattina nello scrigno, brilla un'altra volta alla sera su' tavolieri, e se v' ha un punto di fermata per esso, non so vederlo che nella borsa del biscacciere. E poi.... ho a dirvela?... Da alcune sere m'entrò in capo un sospetto.... Non avete udito ciò che, forse imprudentemente, si è lasciato sfuggire il Guglielmi ? — « Signor conte, la non punti sul sette.... » E quand' io gliene chiesi il motivo, cambiò colore e a stento potè riaversi dal suo turbamento. Yi ripeto che sono sospetti.... se avessi la minima possibilità di certezza, non mi vedreste così calmo.... Addio, barone.... dico addio e non a rivederci — voi mi capite. Yi auguro laf fortuna propizia come stasera.... ma badate.;.. » — Non intesi altro. — II conte battè pianamente gontro i cristalli della mia finestra. Apersi. Entrato senza dir parola ma più abbàttuto del consueto. — Preso il taccuino e scrittovi le poche parole , di cui potei sovvenirmi, del dialogo fra il Marinelli e il padrone.
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      « 24 Novembre.... — Oggi, sabbato, otto di mattina, va e vieni di creditori....-Il tappezziere.... madama Dumont.... il mercante di mobili disvia San Giuseppe.... Pare si sian dati la posta.... Cicra scura, musi stortile allungati.... Il conte a letto fino a mezzogiorno.... Accommiatatili.... Fattili tornare, uno per volta, a ore diverse.... Saputo, per via d'inchieste parziali, il complessivo ammontare del debito — seicento lire al tappezziere, quattroeentoventicinque al venditor di mobiglie,-dugeutoundici alla mercantessa.... Avvisato della loro venuta il segretario.... Risposto di congedarli.... dir loro il conte essere partito
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I misteri di Milano
Storia contemporanea (Volume 1)
di Alessandro Sauli
Libreria Francesco Sanvito
1857 pagine 511

   

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