I misteri di Milano di Alessandro Sauli
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e che se stasera sposo vostra sorella, domani non ho pane nè per me, nè per lei, nè per mia figlia. . ?
— Dovevate pensarvi.
— Feci male, lo confesso, ma ero giovine ed avevo le migliori intenzioni. Supponete che avessi respinta la fortuna che mi si offeriva , e diviso la mia indigenza con vostra sorella — qual avvenire sarebbe stato il nostro? Io era privo di mezzi e di protezione. Per sei interi mesi ho supplicato che mi si desse da lavorare: un impiego di segretario, di commesso, di giovine di negozio era il mio sogno, la mia speranza.... Ma sì! pareva che mi si facesse una colpa d' esser nato in provincia. Nessuno aveva udito parlare della mia famiglia e non si conoscevano gli antecedenti della mia vita. Io era onesto, lo credevano.... si guardavano bene dal dubitarne, ma a parole; a fatti poi e fra. sè ciascuno è padrone di credere e di non credere, e di condursi come più gli aggrada. D'altra parte, un attestato di povertà non è la migliore delle raccomandazioni. Si dà pane a chi ne ha, o a quelli che sanno nascondere sotto un abito di panno
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fino la mancanza della camicia. Se dite d' aver fame vi additano la porta d' una chiesa e rispondono : — Accattate. — Se chiedete 1' e-lemosina, vi dicono: — Lavorate. — E sono gli stessi che v'hanno
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detto d'accanare ! e sono gli stessi che v'hanno detto di lavorarci... Finalmente, a furia di,stancar la pazienza di quelli che supplicavo, ebbi pane e lavoro. Ma quale lavoro ! Confinato in una soffitta, inchiodato ad un tavolino, dalle cinque di mattina alle nove di sera, a copiar registri, cedole, contratti di vendita e di locazione. Guadagnavo cinquanta soldi: era poco.... era nulla, ma abbastanza per non morir d' inedia e di stento. Allora io non pensavo che questo lavoro assiduo, opprimente, di tutti i_giorni, di tutte le ore, di tutti i minuti avrebbe finito per logorare la mia salute. E quando un giorno, assalito da'gravi sintomi, d'una malattia che poi scoppiò con violenza, dovetti gittarmi sul letto e rimanermene inoperoso, la dimane non avea tanto da ristorare le forze, affralite dalla febbre, con un po' di brodo. Ecco la vita qual io 1' ho trascinata per tre lunghi anni, al quarto piano di questa casa, in una segreta rischiarata da un abbaino, con un presente precario, con un avvenire non meno incerto e> angoscioso, quando non mi veniva rappresentato da una vecchiaia impotente, che si estingue di languore e di sfinimento nella crociera d' un ospedale..., Ecco infine la vita qual io posso offrirla a vostra sorella!,.. . » I.
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I misteri di Milano
Storia contemporanea (Volume 1)
di Alessandro Sauli
Libreria Francesco Sanvito 1857
pagine 511 |
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Pagina (392/568)
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