I misteri di Milano di Alessandro Sauli
Coraggiosi entrambi, vivi nell'attaccare, pronti nello schermire, il più esperto conoscitore avrebbe esitato lunga pezza prima di decidere a quale de5 due si dovesse dare la prevalenza. Se il conte aveva il pugno più saldo, l' occhio più sicuro e il movimento più preciso perchè più regolato, il barone era più svelto, più impetuoso^ più temerario; al- sangue freddo, che prevede, le conseguenze di ciascun colpo, contrapponeva ia coraggiosa e brillante avventataggine, che non dà il tempo di profittarne; alla calma che calcola, la rapidità che abbarbaglia.
Ma il contrapposto de' movimenti spiccava più vivo dall' espressione del volto de' due avversarli.
Le labbra del Marinelli erano frementi, le narici dilatate come di belva che fiuti il sangue, mentre sotto l'arco disteso de5 sopraccigli agitavansi due pupille.che gittavano viva fiamma.
Le fattezze del Fabiani, all'opposto, maschie, severe, splendenti di quella severità imperturbabile eli'è il riflesso dell'anima, e, diremmo quasi, la traduzione plastica e materiale del sentimento,, serbavano quell'armonica disposizione di linee, la quale, ne'momenti di supremo pericolo, è indizio di morale superiorità.
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11 volto pallido, l'occhio concentrato, ma calmo, in vece di minacciare, si sarebbe detto che sorridesse.
Ora è provato che, per un carattere ardente come quello del Marinelli, facile a lasciarsi travolgere dall'impeto cieco delle passioni,
la calma impassibile .dell' avversario, quando non è nuova provoca-
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zione, è disprezzo.
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Egli incalzava vivamente il conte, ma il conte non indietreggiava d'un passo; raddoppiava i colpi, moltiplicava le finte, rovinavasi addosso al suo antagonista col4 braccio teso, con la spada appuntata, ma trovava un'altra spada che rintuzzava la sua, che, invece d'indirizzarsi alla parte ch'egli lasciava imprudentemente scoperta nell'impeto dell'assalta, con tenta vasi di sfiorarla lievemente e passare.
In uno di que' momenti, accortosi che il conte Io risparmiava, pensò di appigliarsi ad un partito estremo — uccidere od essere ucciso — e sovvenutosi in buon punto della doppia botta di Sultzer, appresagli dai Yelasquez, risolvette di farne saggio, ed esaurire in ^n colpo solo tutte le risorse che l'arte potevagli somministrare.
Questo colpo era ardito, rapido, impetuoso. Indietreggiò d'un passo come per raccogliere le sue forze, poi si spinse innanzi con una spaccata, e trasse nuovamente senza rimettersi, sbagliando al\
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I misteri di Milano
Storia contemporanea (Volume 1)
di Alessandro Sauli
Libreria Francesco Sanvito 1857
pagine 511 |
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Pagina (539/568)
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Marinelli Fabiani Marinelli Sultzer Yelasquez
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