I misteri di Milano di Alessandro Sauli
—(38)_Fiducia in Dio affissava fiduciosamente il soffitto, e la pipa turca, strap pata alle voluttuose strette della Venere greca, fremendo dolcemente sotto la leggera pressione delle labbra di Luciano, sembrava ringraziarlo d'averla reintegrata* nelle funzioni sue primitive. * Ma se nell'acconcia disposizione de' modelli, delle tele, de' gruppi si conosceva l'artista, al punto da potersi istituire, senza tema di errare, un'analisi comparata del suo talento, la mano bianca, profilata, aristocratica della donna era visibile in tutto, nella superficie lucida e
levigata d'un cassettone di noce come sul paralume bianco a traforiti
verdi e vermigli d'una lucerna di ottone; nelle .cellette d'un cuscino da lavoro, alveare donnesco, come nelle rosette bianche e turchine dei candelieri, fiancheggianti uno specchio mobile con mascheroncini dorati, il quale, dai modo in cui erà esposto alla luce che gli pioveva obliqua dal finestrone, come da un non so che di grazioso e di civettuolo che traspariva dalla sua inclinazione, lasciava indovinare che, momenti prima, vi si era specchiata una donna. < E poi in tutto e dappertutto un gusto,.un'armonia, e l'arte di saper dare al necessario de' poveri quell'aria di noncurante eleganza, pregio forse esclusivo del superfluo de' ricchi.
Il procedere degli avvenimenti farà conoscere che quest'analisi non e inopportuna.
Passarono'cinque minuti, durante i quali la giovane bionda, tutt'af-faccendata intorno a' suoi canarini, con le -spalle volte a Luciano, non erasi accorta che questi, girala la chiavetta d'una macchina da caffè a filtro , intorno a cui stridevano saltellando le opaline fiammelle dell'alcool, ne aveva empito due piccole tazze di porcellana, e posatele sul vassoio,' pian pianino, in punta di piede, senza far rumore, erasi appressato a lei, e col fez in una mano e la sottocoppa nell'altra aveva detto :
— Se la signora contessa vuol restar servita...
A quella voce Vittorina fe'un soprassalto, si volse, strappò con vezeo infantile il vassoio dalle mani di Luciano, e posatolo sul tavolino, tornò a lui, gli si avvinghiò al collo con tutte due le braccia, e con accento d'amoroso rimbrotto:
i
— Cattivacelo! gli disse, questa è la terza che tu mi fai, e non posso perdonartela. A lei, signorino... e impari ITra il signorino e l'imparit ci corse una pausa, che noi possiamo appena accennare con tre puntini, ma che il lettore comprenderà meglio se. penserà al tempo che ci vuole per dare un bacio, ricambiarlo, ridarlo, moltiplicarlo, e via di seguito in quella interminata scala ascendente, che se non ò quella del patriarca Giacobbe, può esser benissimo quella del paradiso.
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I misteri di Milano
Storia contemporanea (Volume 2)
di Alessandro Sauli
Libreria Francesco Sanvito 1859
pagine 492 |
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Pagina (42/525)
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