I misteri di Milano di Alessandro Sauli

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      doto, l'epigramma si arresta stecchito fra le due labbra come colpito d'apoplessia; si saluta appena il sopraggiunto, si sta sulle sue; eia situazione si prolunga penosamente, e le ragioni del silenzio crescono in ragione del tempo in cui si resta in silenzio, a meno che uno degli astanti non esca fuori a parlarvi del bello e del brutto tempo,
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      o che il nuovo arrivato, causa mali tanti, non assuma coraggiosamente „ l'iniziativa di scherzare sull'accaduto, dando piena facoltà a tutti di manifestare liberissima l'opinione sul conto suo.
      Tale era la situazione, rispetto a Pleyston, di Luciano e di Vittorina.
      La supposizione dell'artista sul conto di Gionata la era una di quelle che varcano i limiti dell'insulto, e che hanno per conseguenza immediata un duello, o una ritrattazione formale.
      Ecco perchè Luciano e Vittorina tacevano. <
      Ecco perchè Gionata Pleyston rimase per alcuni minuti sopra pensiero.
      In capo ai quali si passò una mano sulla fronte come per ribadirvi • una risoluzione già presa.
      — Entrando qui, ho udito pronunciare il mio nome, disse, fissando in volto Luciano.
      — È vero, rispose l'artista, ricambiando un'occhiata ferma ma calma.
      — Parlavate di me?
      — Parlavamo di voi.
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      — Mi permetterete di dirvi che la vostra supposizione...
      — È falsa, ingiusta e brutale, lo so, interruppe Luciano colla franchezza del galantuomo ctie, oltre al conoscere il.suo torto, lo sa confessare a fronte alta.
      *
      Le mani di Gionata e dell' artista s'incontrarono e si strinsero con maggior cordialità della prima volta.
      Gli era come se si fosse sancito un patto tacito e spontaneo fra due uomini onesti, che si erano compresi e fusi in un pensiero unico di scambievole confidenza.
      Vittorina non ricamava più: essa abbracciava i due giovani amici con uno sguardo d'ineffabile rapimento.
      E tacquero un'altra volta.
      Ma non era il silenzio increscioso di. momenti prima, bensì quel dialogo vivo, colorato, incalzante; quel linguaggio senza parole... — quel^ muto ed eloquente linguaggio delle grandi gioie e de'supremi dolori.
      — È naturalissimo, e sarei uno sciocco se me ne affliggessi, ripigliò' Pleyston, conchiudendo ad alta voce il suo mentale ragionamento. Non vi chiederò quindi, come Augusto morente a'suoi cortigiani, se iio rappresentato bene la mia parte: la supposizione manifestata po-


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I misteri di Milano
Storia contemporanea (Volume 2)
di Alessandro Sauli
Libreria Francesco Sanvito
1859 pagine 492

   

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Pleyston Luciano Vittorina Gionata Luciano Vittorina Gionata Pleyston Luciano Luciano Gionata Pleyston Augusto