I misteri di Milano di Alessandro Sauli

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      Nel dir ciò i sopraccigli di Pleyston, riuniti agli angoli da una contrazione nervosa, descrissero quasi una curva sola, e una luce sinistra passò balenando sul cupo e profondo azzurro delle sue pupille.
      Però codesta fiera espressione di corruccio fu breve e-istantanea come il pensiero ch'essa aveva voluto significare.
      Gionata scrollò le spalle e sorrise... di quel sorriso tenero e malinconico che potevate sorprendergli sulle labbra.allorché i suoi occhi si affissavano in Vittorina.
      E, còme se volesse far dimenticare 1' impressione prodotta dalle ni-
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      time. sue parole, trasse un porta sigari, l'aperse, e portolo a Luciano, che lo guardava maravigliato:
      — Volete fumare? gli disse. Sono sigari di Portorico, fatti colla foglia migliore delle mie piantagioni. Ahi ahi ecco che al tocco della mia bacchetta magica, senza l'abracadabra de'giuocatori di bossolotti, il commesso si è trasformato in un piantatore del nuovo mondo.
      Pleyston accese un sigaro, incrocicchiò le braccia e le gambe, e siarrovesciò con indolenza sulla spalliera del seggiolone.
      ?
      — Dovrei incominciare col dirvi il mio vero nome, non è cosi? Ma che imporla il nome? l'uomo si giudica dalle azioni. Per voi, come per tutti quelli che io amo, o che stimo, io mi chiamerò Gionata Pleyston — e il nome d'un .uomo onesto, morto per me... nel difendere l'onor mio. Povero vecchio! gli era uno. di que'servitori, di cui nella vostra Europa non sapreste apprezzare abbastanza nè l'affezione, nè la lealtà, nò il disinteresse; voi non li potreste comprendere che in America, allorché segregati da'grandi centri di popolazione, in mezzo a tribù selvagge, cacciate come un branco di pecore al lavoro dalla frusta dell'aguzzino, sentile il bisogno d'un uomo, il quale spinga la sua abnegazione sino al punto di porsi tra voi e l'ascia d'un negro...
      La voce di Pleyston si fe' tremante per la commozione.
      Levò gli occhi al cielo, e rimase assorto in un pensiero doloroso. 1
      — Povero Gionatai ripigliò poco dopo; avrei dato volentieri dieci anni della mia esistenza per prolungare d' un anno solo la sua. Però promisi a me stesso di portare il suo nome, d'accoppiarlo ad azioni generose come il cuor suo nel momento in cui egli mi sagrificò la sua vita, facendo in modo che questo nome suonasse dolce e consolante come una promessa, o una benedizione.
      « Voi dunque sapete che io mi chiamo Gionata: questo nome potete ripeterlo a' vostri figli, insegnando loro con l'esempio la lealtà, 1' affezione e il disinteresse.' , < 1 » Ciò che forse non saprete, ma'che avrete benissimo potuto indovinare dalla mia pronunzia, gli è che sono italiano.


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I misteri di Milano
Storia contemporanea (Volume 2)
di Alessandro Sauli
Libreria Francesco Sanvito
1859 pagine 492

   

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