I misteri di Milano di Alessandro Sauli

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      II giovinotto pallido, o Gionata, che è lo stesso, affissava la vecchia — la vecchia affissava Gionata, e gli sguardi incrociavansi, biecamente spaventati gli uni, impassibilmente minacciosi gli altri, come le punte aguzze e scintillanti di due stiletti in un mortale combattimento.
      Studiato dal lato artistico, quel dipinto era, come dicono i nostri spiritosi vicini, tout bonnement un capo-lavoro.
      Accoppiate quel magistero d'esecuzione che Vela porta sul marmo, all' espressione di vita vera e vissuta che anima i quadretti di genere dell'Induno, ed avrete appena un'idea del come sviluppasse Luciano il concetto, ispirandovi il soffio onnipotente della creazione.
      Che bizzarro capriccio fu quello di Pleyston di farsi ritrarre in simile atteggiamento?
      E perchè ogni qual volta gli occhi di Vittorina volgevansi sulla vecchia signora, lo faceva con quel sentimento di ribrezzo, che s'impadronisce di noi, mal grado nostro, alla vista di un rettile velenoso?
      Aggiungete a tutto ciò la stranezza d'avere un po'presuntuosamente intitolato quel quadro — VAngelo del Giudizio.
      Se l'angelo era Gionata, quali colpe egli giudicava? con qual diritto proferiva il terribile redde rationem, anticipando di qualche mese, di qualche anno, o di qualche secolo il resoconto finale della Valle di Giosafate? -
      A queste tre domande risponderemo:
      1.° Per farsi ritrarre in tale atteggiamento l'onorevole mister Gionata Pleyston dovette avere i suoi fini segreti e particolari, che noi apprenderemo al lettore quando li avrem conosciuti;
      2.° Che la vecchia signora nera effigiata, Ja era niente meno che la marchesa Ortensia Felicita Ermenegilda Fabiani.
      Quanto allo strano titolo del dipinto, promettiamo fin d'ora di farne a suo tempo il soggetto d'un capitolo, con molta soddisfazione di tutti quelli che amano i quadretti morali all'acquaforte, e i contrasti dram-matici nel romanzo.
      Nè l'artista, al quale era stato commesso il quadro, ne sapea più di noi sui fini misteriosi dello straniero.
      Abbiamo descritto il modo, un pochino bizzarro, con cui Gionata Pleyston era venuto a installarsi nella stanzetta del quarto piano.
      Sappiamo i calunniosi commenti che si son fatti intorno alla sua relazione coi due giovani maritati del terzo piano.
      E pure nulla di più naturale che un forestiere, un commesso viaggiatore o un touriste, s'introduca nello studio d'un pittore, e gli dica:
      — Non ho la fortuna di conoscerla, ma udii parlar di lei troppo favorevolmente per non valermi dei diritti di buona vicinanza, ec. ec.
      Il pittore fa un inchino, e ringrazia.


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I misteri di Milano
Storia contemporanea (Volume 2)
di Alessandro Sauli
Libreria Francesco Sanvito
1859 pagine 492

   

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