I misteri di Milano di Alessandro Sauli

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      rendermi il mio passato... e eoi passato la mia innocenza... e con essa la mia fede, le mie aspirazioni, le mie credenze. No, non è vero che voi leggete nell'anima mia come nella vostra; se questo fosse, vi sareste accorto che per risolvermi al passo di questa sera ci vollero quindici lunghi anni di martirio e di spasimi... niente meno. Tra l'operaio che brandisce allegramènte la sua mazzuola cantando, e lo stesso uomo che stende impudentemente la mano, chiedendo una miserabile moneta da venti soldi, c' è un gran vuoto di mezzo... un vuoto spaventoso, che si è, inghiottito l'ultimo picciolo del vostro salario, l'ultimo consiglio della vostra mente, Pultima speranza del vostro cuore!...
      — Ma quel vuoto può colmarsi, rispose Pleyston, colpito dal modo d'esprimersi... dalla frase incalzante e poetica del Legnaiuolo.
      — Impossibile, ripetè costui coli3 accento doloroso d'un uomo che ha richiamato le memorie del suo passato, le ha raffrontate alle sconfortanti contingenze dei suo presente, e ne ha tratto un argomento in vincibile di disperazione contro le promesse del suo avvenire — è impossibile! que'bei giorni non ritorneranno più...*mai più!... Allora io cantavo... allora io credevo... allora io speravo!... Chi poteva vantarsi d'aver più entusiasmo, più coraggio, più perseveranza di me? Quante volte non ho detto io ai miei compagni, disgraziati o accidiosi, che stremati di fatica e di privazioni, o incresciosi di logorarsi l'anima e il corpo senza un costrutto pe'bisogni d'una vecchiaia impotente, disperavano dell'avvenire o lo rinnegavano: * L'avvenire è in• noi stessi, figliuoli; la felicità è dappertutto, basta limitarci propri bisogni, e consacrare tutta l'energia dell'anima nostra per conseguirlp ». — Vedete dunque che fede in me stesso, nelle mie forze, nella mia volontà io ce ne avevo, e me ne avanzava anche un tantino per comunicarla agli altri. Chi mi avesse veduto in quei tempi!... sempre il primo all'officina, sempre l'ultimo a uscirne; e a chi mi diceva: « Bada, Francesco, ti annoierai: già non ti si crescerà la paga per questo tuo arrovellarti, e ne avrai una scalmana, o un bene! asciutto e stentato come il grazie! d'un creditore quando 1' hai pagato »;io rispondevo... sapete cosa rispondevo?... niente affatto... picchiavo e ripicchiavo sull'incùdine; e quando mi sentiva rifinito da quel diabolico martellare, e il sudore gocciova giù dalla fronte riarsa, e la camicia mi s'incollava alla carne come un cencio bagnato, per riprender lena cantavo una mia canzone... una canzone bugiarda... una canzone che non so più, che non voglio cantar più... mai più...
      e che ho dimenticato.
      — Peccato 1 sclamò Vittorina^una canzone cosi bella!
      — Un vero peccato, disse Pleyston. Fortuna che ne possediamo un
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      frammento, e mediante il processo del naturalista Cuvier...
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I misteri di Milano
Storia contemporanea (Volume 2)
di Alessandro Sauli
Libreria Francesco Sanvito
1859 pagine 492

   

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