I misteri di Milano di Alessandro Sauli
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si ripeta: — Giù dal marciapiede, straccione! — e jx>i: — Alla larga ( è un forzato.
E pensando ciò, affretta il passo; e inconscio di ciò che fa, di ciò che vuole, di ciò che desidera, va, non per giungere, ma per andare, come se lo cacci innanzi un rimorso, o senta dietro le spalle il fischio acuto della frusta dell'aguzzino.
Ma non ha oltrepassato d'un venti passi Piazza-Castello allorché ode una voce giovane, robusta, armoniosa... la voce d'un operaio, cltfe appoggiato allo stipite dell'uscio d'un pianterreno, canta il lavoro, canta la speranza, canta l'avvenire, come Francesco cantava un giorno quando l'avvenire, la speranza e il lavoro, gli apparivano come centri luminosi, a cui teneva volti gli sguardi, cui anelava raggiungere, cessando col canto la noia del lungo e disagiato cammino.
E allora si ferma, ascolta, e il cuore gli batte forte, il respiro si fa più libero, la fronte si spiana, si rialza.
L'operaio continua: '
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Canta e lavora, o ciall (i), *
E tira innanz ìnsciCol to s1 giacché sui spali,
Coi to do lira al di ;
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Canta, lavora e mocchela,
Che ghe n'è tanti che stan pesg de ti!
»
L'operaio non canta più. Egli ha tratto fuori dalla saccoccia una pipa, l'ha riempita, P ha accesa; poi leva gli occhi in alto, guarda un momento i neri nuvoloni, che illuminati da un vivo sprazzo di luce lunare, s'incalzano, si accavallano, si fondono su pel cielo, sospinti dal soffio della fredda brezza, scrolla il capo, si ritrae, spinge innanzi il primo de' due battenti, lo assicura col gancio...
Senza saper che si faccia, quasi obbedendo a una-voce interna, Francesco si slancia verso quella parte, supera in pochi passi lo spazio che ; lo divide dall'operaio, ne rasenta l'uscio, saluta:
— Buona notte!
— Buona notte!
Ha risposto buona notte!... Non P ha ravvisato... non Y ha respinto... non iia gridato: alla larga! è un forzato. — Dunque vi è un'espiazione, un oblìo, una providenza? ,
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(1) L' autore avverte che questa bella e semplice slrofletla d'una canzono popolare non gli appartiene. Come la udiva cantare tale quale la riproduce, unendovi la seguente versione, fatta alla meglio pei lettoli non lombardi, caso mai ce ne avesse qualcuno, al quale capitasse fra mano questo suo racconto. Ecco la versione: — Canta e lavora, o sciocco, e tira innanzi allegramente, colla tua casacca sulle spalle e le tue due lire di salario al giorno; canta e lavora» e finiscila una buona'volta, chò ve ne ha tanti ridotti in peggior condizione che non è la tua*-
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I misteri di Milano
Storia contemporanea (Volume 2)
di Alessandro Sauli
Libreria Francesco Sanvito 1859
pagine 492 |
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Pagina (89/525)
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Piazza-Castello Francesco Francesco Castello Canta
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