I misteri di Milano di Alessandro Sauli

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      Ma nossignore!1— Avanti cocchiere! — e il cocchiere frusta, e i cavalli via di buon trotto, ed io sulla strada come un minchione a un pelo d'essere arrotato vivo... Vi pare?... ,
      — Ma che ti venga il fistolo! di chi parli? chiede con impazienza il Guercio, che non ha capito un'acca di quel garbuglio di frasi sparpagliate a casaccio, che avrebbero l'aria di voler essere la genuina «sposizione d'un fatto vero.
      — Oh bella! non ve lo detto?... parlo di Valentino...
      — Valentino! sclama il Legnaiuolo che a quel nome si è scosso di soprassalto. -
      — Valentino la Bertuccia — lo conoscete?
      — Mi pare, risponde Francesco ricomponendosi. Raccontate.
      — Racconta! racconta! gridano a coro Guercio, Gancio e Golasecca.
      Mangiamicche guarda fissamente al Legnaiuolo, e vorrebbe comprendere perchè dalla sbadataggine di poco fa è trapassato di balzo a una attenzione vivissima, che non può, ma che vorrebbe dissimulare.
      Faina accende la pipa, caccia in giro due o tre boccate di fumo, e incomincia. - ~
      — Prima di tutto vi dico che quello che racconterò è vero verissimo, com'è vero che io sono cristiano e pagliaccio; che se non fosse accaduto a me... proprio a me/e non avessi veduto coi miei occhi...
      — Al fatto, al fattoi urlano i Lampionai, che sanno per prova come siano lunghi e noiosi i preamboli del saltimbanco.
      — E al fatto ci siamo. Oggi, saranno state circa le quattro pomeridiane, io, l'Alcide, il Diavoletto, e papà Colubrina colle due piccine, stracchi morti come eravamo degli esercizii della mattinata, voltando dalla corsia di Porta Renza sulla piazzetta di S. Babila... papà Colubrina — che il diavolo se lo porti! — comanda « altol » e ci fa fermare.
      « — Pagliaccio, stendi il tappeto, e dà quattro picchi sul tamburone.
      « — Un po'di carità perdio, papà Colubrina ! non vedete che casco dalla fame e dalla fatica, e che gli è a stento che mi reggo ritto sulle due zampe?...
      « — Pagliaccio, stendi il tappeto, e dà quattro picchi sul tamburone.
      « E "qui una pedata di giusto peso e misura, come la sa dare papà Colubrina quando qualcuno si arrischia di fargli un'osservazione. È ostinato come un ciucco d'ortolano papà Colubrina.
      •« — Su, su, figliuoli! quattro salti, un po'di ginnastica, la volata icariana, e a casa, dice papà Colubrina; e imboccata la tromba suona la vecchia marcia del suo reggimento. — Bum! bum! bum! Avanti, avanti,
      «


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I misteri di Milano
Storia contemporanea (Volume 2)
di Alessandro Sauli
Libreria Francesco Sanvito
1859 pagine 492

   

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