I misteri di Milano di Alessandro Sauli
-(96)-
be.*. bravo! cosi va fatto. Su e con coraggio, piccino!... Oibò! oibò! vorrei ,mo sapere chi ha insegnato a quel mascalzone di dar la volata a un Icaro senza farlo rimbalzar due o tre volte'sul palmo della mano destra per lanciarlo con più vigore?... Su, con forzai... Eccolo in aria il piccino... e il capitombolo?... e i baci agli spettatori?... perchè non ha fatto il capitombolo quel furfantello?... Oibò! ma nemmeno... Non ne faremo niente di quel ragazzo... Vediamo quest'altra... Ah! ah! guardale un po', signor barone, che differenza nel modo di maneggiar Y Icaro... quel vecchio conosce Parte e non è un cialtrone... Ecco il rimbalzo... uno, due, tre... in aria!.... Bravo! ben lanciato, papà Colubrina !
t Ma intanto ch'egli parlava, tutto rimescolato dal suono di quella voce... chè, quant'è vero che c'è un Dio lassù e che questo è un vino da venti soldi al boccale, mi pareva d'averla udita altre volte... ah punto di poter dire a occhi chiusi, questa è tale e quale la voce di Valentino la Bertuccia, il pagliaccio, sissignore che fo un salto, mi volto.:, e indovinale mo cosa vedo?... una carrozza piantata li, presso alla colonna del leone di Porta Renza, con due cavalli... che di compagni non ne ha nemmeno il duca Litta, nemmeno; e tanto di cocchiere sulla.cassetta, in parrucca bianca; e dalle scarpe a fibbia al cappellino a tre punte, tirato su come una calza di seta; e tutto gallonato; e dietro la carrozza un altro mascalzone grande e grosso, anche lui coll'oro al cappello e sul bavero, sporgente dalla vita in su come un ' lumaccone dal guscio; e dentro la carrozza un signore ed una signora; e di faccia un altro1 signore, ma di quei grossi — niente meno che un barone, capite? E allora io, piantogli gli occhi addosso al signore che stava vicino alla signora, e diceva roba da chiodi dell'Alcide e del Diavoletto; e penso tra me e me: è Bertuccia o non è Bertuccia!... — perchè.vi assicuro che non era facile ravvisarlo di primo tratto, mentre il Bertuccia di quindici anni fa era diritto come un fuso e secco come il merluzzo al sale, e il Bertuccia della carrozza, oltre all'aver la schiena un tantino ad arco, era in carne e panciuto come un padre provinciale che mi voleva convertire, e diceva che noi artisti siamo tutti scomunicati. Anche questa ve la voglio contare, che è bella, ma non adesso. Io dunque me ne stavo lì, a bocca aperta, a osservare il signore, e la gente a ridere, credendo che io volessi azzeccarne una delle mie solite a qualcheduno; e guarda, e guarda, e guarda, non mi potevo raccapezzare. — È Bertuccia, quell'omaccione dal panciotto di velluto rosso, su cui spenzolano due braccia andanti di catena d'oro atracolla?... sì, che è Bertuccia!... nocche non è Bertuccia!... e men-
fftre penso questo, ecco che il signore dice: — Bravo! ben lanciato, papà
| |
I misteri di Milano
Storia contemporanea (Volume 2)
di Alessandro Sauli
Libreria Francesco Sanvito 1859
pagine 492 |
|
Pagina (102/525)
|
Icaro Y Icaro Colubrina Dio Valentino Bertuccia Porta Renza Litta Alcide Diavoletto Bertuccia Bertuccia Bertuccia Bertuccia Bertuccia Bertuccia Bertuccia Bravo Bravo
|