I misteri di Milano di Alessandro Sauli

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      gnaiuolo: gatta ci cova! osserva il Guercio, ammiccando a Gancio maliziosamente, v - '
      — Gli avranno fatto gola quelle due braccia di catenella d'oro al v - collo dell'ex-pagliaccio,'risponde costui, ghignando in viso a Francesco,
      come per tirarsi addosso un rabbuffo, che, d'una in altra parola, possa dar luogo a una provocazione. Quindi, veduto che il Legnaiuolo, assorto come è sempre ne'suoii *¦ ^ I
      pensieri, non ha udito le sue parole o non gli ha badato, soggiunge:
      — Attento, Faina, a non lasciarti scappar detto il modo con cui Valentino la Bertuccia fece quel po'po'di fortunaccia che ne hai contato. C'è qualcuno fra nói che ha certi fumi da gran signore... E piantiamola li, chè non dico altro. •
      — La fortuna è presto fatta, ha risposto sbadatamente il pagliaccio; basta tirarsi un po' di gonnella in casa, chiudere un occhio, o tutti due, ch'è meglio... e saperli accivettare i merlotti. Quand'io conobbiValentino,- il birbone si trascinava dietro una piccina d'un dieci anni, a
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      dir molto, ma bella... bella tanto che nemmeno in paradiso se ne vedono di quei musetti. Papà Colubrina che non è un facilone in materia di donne, le aveva messo nome la Perla, e la era propriamente una perla... un tantino sgarbata con noi, se vogliamo; ma quando cantava bisognava picchiar le mani per forza, specialmente quando ringraziava, e faceva certi lazzi così cari, cosi graziosi, con quel suo boc-* chino color di rosa, che a vederla il pubblico se la voleva mangiar cogli occhi. E allora non si stentava... allora fioccavano le lire, e la era una bazza per tutta la compagnia. Parlo di undici anni fa; e, fatti i conti, se allora la piccina ne aveva dieci, adesso la potrà avere i suoi ventuno sonati. Per bella, era bella; le maliziette cominciava a saperle, e con un maestro al fianco del calibro di Valentino la Bertuccia, un pochino per volta, dàlie oggi, dàlie domani, avrà finito per praticarle.
      — Non è vero... sarebbe un'infamial salta su, travolgendo gli occhiil forzato.
      Ma Faina è intento ad accendere per la terza volta la pipa, e nongli ha badato. ' 4 %m
      - ~ Infamia o no, continua con flemma il pagliaccio, vi so dire che
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      a dieci anni la era una sgualdrinella finita la Geltrudina...
      Il Legnaiuolo si è alzato, e abbrancato a due mani per la pezzuola da collo il povero saltimbanco, lo squassa una, due volte, dicendo con "voce affiocata tra per l'angoscia e per Pira:
      — Dillo un'altra volta, furfante!
      - Buon per Faina che'Mangiamicche,. trovandosi di costa a Francesco


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I misteri di Milano
Storia contemporanea (Volume 2)
di Alessandro Sauli
Libreria Francesco Sanvito
1859 pagine 492

   

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