I misteri di Milano di Alessandro Sauli

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      In platea gli era come un mareggio di teste, un volgersi a ondate verso un punto solo.
      Nei palchetti notavasi la stessa espressione di curiosità, di sorpresa, d'invidia, con un ammiccarsi, con un sorridere, con un insistente appuntar d* occhialetti ad un palco di prima fila, il quarto tdopo quello della Fabiani, che, rimasto vuoto durante il primo atto, erasi a un tratto popolato d'uno sciame screziato, imbustato, inguantato di giovinoci di diversa età, pelo e colore, alcuni seduti, altri ritti in piedi intorno a una giovane, signora, la quale parlava, s'inchinava, sorrideva, movendo in giro con una mobilità indescrivibile, due occhioni neri, magnetici, affascinatori.
      E soverchiante il gruppo di quelle giovani teste il profilo severa e più che un tantino sinistro del barone Ettore Marinelli, che noi rivediamo vivo, ricco, amato,'ma non felice, dopo a quindici anni.
      — L'americana! l'americana! gridò il più reo de'quattro comuni amici — reo d'aver ripetuto a proposito della divina Giulia un'arguzia stantia, che aveva fatto il giro di tutte le platee francesi e italiane.
      E impugnato a due mani il binoccolo, slanciossi sul davanzale del palco, non parendogli vero che gli si offrisse così inaspettatamente una diversione.
      — C'est un auge du cieli
      — Un cherubino}
      — Un serafino! i>f
      — Un arcangelo!
      E dove lanciate i troni e le dominazioni? disse l'Albrizzi, che in onta al suo abituale sarcasmo, non potè reprimere un lieve soprassalto di sorpresa alla vista di quella donna.
      Si udì uno scalpiccio affrettato nel corritoio; l'uscio del palchetto s'aprì di nuovo, e comparve sulla soglia un giovinotto pallido, biondo,
      con occhi azzurri a malinconici, abbigliato di nero con garbo squisito,
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      e avente sul petto, soprammesso a un occhiello della sua giubba, il nastrino rosso d'un ordine cavalleresco.
      Era il conte Pierangelo Castelsanto.
      Lo si diceva oriundo da famiglia siciliana, emigrata dopo l'ultimarestaurazione de'Borboni nelle Due Sicilie; lo si credeva ricco... smi-
      i. '
      suratamente ricco al paro d'\intnabab de'paesi in cui avea passato l'infanzia e gli anni primi, della giovinezza; originale poi ed eccentrico lo era, o lo si teneva, in grado superlativo.
      Correvano sul conto suo aneddoti curiosissimi.
      Noi ci contenteremo di riferirne uno solo — ed è questo:
      Un giorno — nessuno ci seppe precisare la data — reduce da una


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I misteri di Milano
Storia contemporanea (Volume 2)
di Alessandro Sauli
Libreria Francesco Sanvito
1859 pagine 492

   

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