I misteri di Milano di Alessandro Sauli

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      — Io non so se ella ha letto i dialoghi di. lord Byron, scritti dal capitano Medwin, rispose colla maggior serietà possibile Castelsanto.
      — No:-ebbene?
      * l fi B
      — L'autunno del 1821 lord Byron(trovavasi a Pisa, e abitava il primo piano,.del palazzo Lanfranchi — uno di quegli edifìzii di marmo che sembrano costrutti per l'eternità, mentre che la famiglia di cui esso porta il nome non esiste più. Or bene, uni bel dì Fletcher, cameriere intimo di milord, disse spaventato a Shelley, un altro poeta, amicissimo del suo padrone: •• ,
      « — Credete, signore; che,in questa maledetta casa io non posso velar occhio,\e balzo atterrito sul letto nel più forte del sonno a cagione del rumore che si fa tutte le notti al di sopra di me... un rumor cupo e spaventoso, come d'uno strascinar di catene sul pavimento. . — Il poeta avrà riso? ,
      — Tutt'altro! Ecco cosa rispose il poeta:
      è
      < « — Non vi è da stupirsene; lo spirito del vecchio Lanfranchi non ha riposo ed erra durante la notte.
      * « Devo ora dire alla signora marchesa che l'inglese Shelley era una di quelle intelligenze privilegiate, superiori alle insensate superstizioni delle donnicciole?
      — E il vecchio Lanfranchi?... , -
      /
      — Era il carnefice del conte Ugolino, signora marchesa... Quel suo errare notturno per le vaste sale del tetro e gigantesco palazzo, sor-
      vissuto alla schiatta che 1' abitava, ma non alla rimembranza di quel
      «
      delitto, poiché Dante lo scrisse a caratteri indelebili sulle pagine dif
      bronzo del suo poema, era certo un'espiazione, che durava da secoli, dell'eccidio commesso di tutta la famiglia de'signori della Gherar-desca.
      Yi era tale accento di convinzione nel linguaggio del giovane siciliano che la. Fabiani ne fu colpita, e senti un brivido, come di paura.
      — Dirò di più che io, non solo credo, ma amo le apparizioni. Gli è un gusto come un altro. Vi hanno taluni, che vanno scioccamente pazzi per gli spettacoli fantasmagorici : quanto a me preferisco a que-st' infantile gioco d'ottica un uscio che cigola cupamente sugli arpioni, sospinto da una mano invisibile, all'ultimo tocco della mezzanotte, i per dare il passo a uno spettro... un vero spettro, di cui udite il rumore, lento, misurato de'passi, e il sordo fruscio sul pavimento del bianco lenzuolo che gli si svolge in pieghe ondeggianti sulle spalle ossee come un manto regale — il che — lo dico senza affettazione o spavalderia — veduto al chiaro di luna, è d'un effetto maraviglioso.
      — Questo si chiama eccentricità bella e buona, marchese, disse


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I misteri di Milano
Storia contemporanea (Volume 2)
di Alessandro Sauli
Libreria Francesco Sanvito
1859 pagine 492

   

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