I misteri di Milano di Alessandro Sauli

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      II
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      Edgardo; e se codesta diavolerìa di apparizioni. notturne non avesse stretto rapporto colla storia del manoscritto, ci costringereste a turarci le orecchie per non^ fare.de'brutti sogni.;
      — Io amo gli spettri, ripetè il siciliano; se ciò è un eccentricità, incolpatene Hoffmann, Poe ed Anna Radcliffe, che hanno rinvigorito in me la naturale tendenza allo strano, al fantastico, al soprannaturale. Inoltre, io partecipo un po'della natura del gufo — amo le rovine, la torre crollante d'un castello feudale, o la vasta e fredda sala d'un palazzo disabitato. Ecco perchè preferisco Siena a Firenze, Genova,a Torino, Venezia a Milano, e quella catapecchia, metà baronale e metà borghese del palazzo> Fabiani, alle splendide nicchie d'un appartamento moderno. # • f . ,
      — Ella ha dunque preso in affìtto il palazzo [in via della Spiga , sperando di trovarvi un fantasma? domandò la «marchesa, affissando con espressione di viva sorpresa quest'uomo, che aveva capricci così singolari. * T i )f; ..
      —- Precisamente. . 1
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      — Ebbene?...
      — Che cosa?,
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      — 11 fantasma?
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      Castelsanto sorrise.
      i .
      — La signora marchesa comincia a credermi....
      — Ella ne parla con un accento così convinto che, davvero, è impossibile.... ,
      — Non aver paura?
      Un lampo d'ironia passò balenando sulla fronte del siciliano.
      — Paura no.... mormorò la Fabiani, sconfìtta in quel primo attacco; curiosità sì.... lo confesso.
      — Di modo che posso continuare?
      La marchesa chinò il capo assentendo.
      Seguì una breve pausa.
      — Devo premettere, ripigliò Castelsanto, che quand'io giunsi a Milano correvano strane voci sul conto di quel palazzo e della sgraziatafamiglia che l'abitava. Mi si disse che il conte Fabiani aveva ucciso
      ¥
      in duello suo figlio, e che, ricondotto al palazzo semivivo dal confine piemontese dov'era seguito l'orribile scontro, appena si riebbe, con im-peto improvviso balzò dal letto, e girò attorno alla camera, seminudo, col viso travolto, l'occhio iniettato di sangue e i capelli ritti per lo sgomento. La contessa era accorsa singhiozzando; egli l'affissò, intentamente, a lungo, e non la riconobbe. La contessa allora tolse in braccio il suo primogenito — era il prediletto del conte. Il piccino al-


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I misteri di Milano
Storia contemporanea (Volume 2)
di Alessandro Sauli
Libreria Francesco Sanvito
1859 pagine 492

   

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