I misteri di Milano di Alessandro Sauli

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      »
      lungo le piccole braccia e le allacciò piangendo intorno al collo del padre.
      « — Perchè non abbracci tuo figlio, Roberto? disse la contessa.
      - « — Mio figlio!... So io dove sia mio figlio?... mio figlio è morto!
      >
      rispose il Fabiani, trasalendo per tutta la persona, coli' accento stesso con cui Caino parlò al Signore, che gli chiedeva conto di suo fratello.
      « Poi ruppe in una risata che fece rabbrividire gli astanti....
      « Dovette essere ben straziante quella scena, signora marchesa 1 "La Fabiani non rispose: ella finse d'asciugarsi una lacrima, ma sotto il fino fazzoletto tii battista la sua pupilla rimase vitrea e impassibile. 1 — Ella mi perdoni, soggiunse Castelsanto, se per l'intelligenza del fatto che espongo sono costretto a richiamar memorie dolorose al suo
      • mcuore. ' * ' ,f ~
      Cessata quella prima emozione, la marchesa fe'cenno di continuare.
      — Perchè il conte aveva ucciso suo figlio? chi era la madre di questo sciagurato? come accadde che il padre non lo riconobbe?
      « Ecco tre domande che mi son fatto, e a cui ero costretto a rispondere per secondare un'imperiosa tendenza a tutto quanto avvi' di bizzarro, di anormale, d'incomprensibile nella vita contemporanea.
      « Un giorno mi prese vaghezza di visitare il palazzo. Vidi la camera dove si svolse l'ultima scena di quel dramma intimo ma terribile. Il portinaio mi disse che da quattro anni1 circa, dopo la morte della contessa, il palazzo era rimasto disabitato. Quando gliene chiesi il motivo, egli mi rispose additandomi le muraglie scalcinate e crollanti./
      « — A chi appartiene di presente la casa? domandai.
      « — Alla marchesa Fabiani, come tutrice della figliuola del defunto conte, che era suo nipote.
      « Confesso d'aver sorriso pensando a questa tutrice, la quale permetteva che la casa crollasse, defraudando di qualche migliaio di lire all'anno la sua pupilla, i
      « Però seppi dal servo che le restaurazioni sarebbero state inutili, poiché nessuno avrebbe abitata il palazzo, eccetto che non si rifabbricasse in modo che del primo venisse a cancellarsi persino la rimembranza.
      « Nel dir ciò il portinaio girava attorno uno sguardo smarrito. Mi narrò di strani rumori uditi la notte, come di passi, ora affrettati e senza' misura, era lenti e a uguali intervalli come le regolari oscillazióni d'un'pendolo. Qualche vicino imprudente, affacciatosi alla finestra dopo la mezzanotte, vide un chiarore.... una luce bianca e annacquata come quella d'un lampanino da morto, la quale, filtrando traverso ai regoli delle persiane, proiettava obbliquamente il suo dubbio


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I misteri di Milano
Storia contemporanea (Volume 2)
di Alessandro Sauli
Libreria Francesco Sanvito
1859 pagine 492

   

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