I misteri di Milano di Alessandro Sauli
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egli ha forse ragione* di non essere del mio ,Naere, e discredere che le iniziali del manoscritto designino' persone^ vive..:, o vissute! A ogni modo, il segretario del «conte è l'unico personaggio che nòli sia ideale.
— La signora marchesa può aggiungere che questo segretario è mio padre, disse il giovine Franchi alzandosi, pallido» tra per Fira, a stento rattenuta, del cattivo uffizio resogli-dalla*Fabiani^ traTper l'angoscia «in allora compressa, nell'udire per la prima voltai e forse non a'torto; il nome di suo padre associato a un'azione infame.
Seguirono alcuni istanti d* silenzio, durante i quali ciascuno parve riflettere alla sua posizione.
La marchesa, che non si aspettava la franca risposta di Edgardo, fu quasi pentita d'aver secondato l'ascendente invincibile della sua malignità naturale. . *
Edgardo, pensando all'accento di convinzione che aveva animato l'esposizione di Castelsanto, chiese a sè stesso qual interesse aveva costui di porsi tra il passato del padre e l'avvenire dei figlio, e di distruggere con una parola e in un giorno la riputazione di quindici anni d'un uomo onesto.... 0 creduto tale, poiché il Franchi rammentava rabbrividendo il vivissimo turbamento- apparso sul volto di consueto impassibile di suo padre al sopraggiungere del siciliano.
Castelsanto fissava distratto quel suo sguardo limpido, calmo, ma
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profondo, ora sul barone, ora sulla marchesa. Vide l'indignazione generosa del primo, e il sorriso freddo, forzato,, quasi provocatore dèlia seconda; ne sentì compassione e dispetto ad un tempo. Si alzò, e tesa la mano a Edgardo, gli disse:
— Voi avete un nobile cuore, signor barone!
— Non vi affrettate a giudicarmi, rispose il giovane con freddezza, senza corrispondere all' atto cortese di Castelsanto. Non rinuncio alla vostra stima, ma voglio riserbarmi il diritto di chiedervi una spiegazione.
— È giusto, rispose il conte.
Indi vóltosi alla Fabiani e ad Eugenia, fece un leggero inchino del capo, e si dispose a seguire Edgardo che l'avea preceduto.
— Quando ci rivedremo? chiese la marchesa, con quel tuono di gaiezza sarcastica che sapeva fingere così bene, anche quando il pericolo che la minacciava era supremo ed inevitabile.
— A che prò rivederci, signora? rispose il conte: noi non siamo fatti nè per amarci, ne per comprenderci.
— Via! soggiunse la Fabiani, lasciamoci senza rancore. È forse colpa mia se non credo alle apparizioni?
E nel dir questo, senza smetter punto del suo piglio ironico, steser
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I misteri di Milano
Storia contemporanea (Volume 2)
di Alessandro Sauli
Libreria Francesco Sanvito 1859
pagine 492 |
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Pagina (175/525)
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