I misteri di Milano di Alessandro Sauli
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scoppio di applausi, uguale, compatto, fragoroso come una salva dì mo-
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schetteria.
Nè i proiettili mancarono — e piovvero dall'alto e dal basso mazzi di fiori di tutte le dimensioni, dal bouquet colossale del jprocolo, alla modesta ciocca di violette dell'elegante. Turbinarono epigrafi e sonetti, e, fra gli altri, uno che incominciava :
Italia mia, benché il parlar sia indarno.™
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e liniva con un'apostrofe del fiume Olona alla fonte Ipocrene, i quali a parecchie miglia di distanza si stringevano la mano, scambiandosi un complimento.
. Non parliamo de'versi calanti o crescenti. Una sillaba di più o di meno che importa? Chi può scandere i versi sulle cinque dita quando Apollo ne salta in groppa e ci sprona, ciuchi del Parnaso contemporaneo, pe'campi sconfinati della fantasia? • -
Nondimeno s'ingannerebbe a partito chi volesse cercare nel volto e nella voce della Valmarana il segreto ,di quelle entusiastiche dimostrazioni.
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A rigor di frase la divina Giulia non era bella... di quel bello, intendiamoci, che è una pura astrazione della mente, e del quale fecero un deplorabile spreco i romanzieri della vecchia scuola.
La sua corporatura era alta, svelta, graziosa, ma un cotal po'tendente a una pinguedine prematura; le fattezze del volto erano stupende per mobilità espressiva e squisita morbidezza di linee, l'ovale però non era de'più perfetti; e se i nerissimi sopraccigli disegnavansi con maschia arditezza sulla sua fronte , incorniciata dalle più larghe e lucenti treccie che abbiano mai incoronato un' orgogliosa testa di ventun'anni, l'estremità superiore de' due archi protendevasi oltre i confini che l'arte prescrive, e lambendo, alla più lieve contrazione, le radici del naso aquilino, davano al suo volto quella fierezza sdegnosa, che lascia supporre un carattere fermo, inflessibile, tenace nel serbare un proposito, quanto profondo calcolatore de' mezzi di conseguirlo.
Nè la sua voce, a dir vero, aveva quella robustezza di note medie ed estensione di acute, quella vibrazione metallica, unico pregio diA
parecchie nostre celebrità musicali; la era invece una. voce limitata di
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mezzo soprano; se vogliamo, un tantino velata, ma aguale, spontanea,
snodata; una di,quelle voci che non saltano arditamente a cavalcioni
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sulle cinque righe, ma sanno trovar la via di giungere dirittamenteal cuore, insinuandosi nelle nostre orecchie senza lacerarle. Di quali arti dunque erasi valsa codesta maliarda per soggiogare la
sistematica schifiltà del colto e rispettabile pubblico della Scala?
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I misteri di Milano
Storia contemporanea (Volume 2)
di Alessandro Sauli
Libreria Francesco Sanvito 1859
pagine 492 |
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Pagina (183/525)
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Olona Ipocrene Apollo Parnaso Valmarana Giulia Scala
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