I misteri di Milano di Alessandro Sauli
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Allorché la Valmarana discese il palco verso il proscenio con quel non so che di maestoso, solenne, e, diremmo quasi, fatale che caratterizzava ogni suo movimento, a un suou rapido girar di ciglia intorno all'immensa sala, gli'applausi cessarono come per incanto. Tutti gli occhi erano volti sa lei — nessuno fiatava. Si sarebbe udito il ronzio delle ali diafane di un moscerino, o l'impercettibile stormire che fa una foglia vizza cadendo.
Gabriele Franchi aveva ragione: l'espressione cupa e sinistra che assumeva a quando a quando il volto della Valmarana, anche osservata coll'occhio più'indifferente, atterriva. 1 ^HtìiB^..
Un servo entra annunziando l'arrivo del re Duncano.
AI cupi lineamenti di Lady Macbeth si spianano a un sogghigno feroce.
Segue la terribile invocazione alle furie, in cui mistriss Siddons fa-céva raccapricciare. ' ' ; ' 1 ' ' ' ,J'*
— « Venite ora, venite tutti, o spiriti d'inferno, che incuorate al-
» l'omicidio i mortali; venite, e colmatemi la testa e il cuore d'una
* i * » crudeltà tutta limpida, e senza mistura d'alcun pietoso affetto; come^ lava ardente mi scorra il sangue nelle vene, e mi faccia dimenticare
> che nacqui femmina; sia chiuso ih me ogni accesso al rimorso, ogni
» accesso alla compassione, ogni accesso a qualsiasi più mite senti-
» mento di natura. Entrate nel mio'petto e trasmutatevi in veleno il
» mio latte, o ministri d'inferno; accorrete da tutte le parti, o fantasmi
» • in\isibili, che vegliate su'delitti del genere umano. E tu, notte fa-
» tale, scendi,1 e avvolgine nel più denso fumò d'inferno, affinchè il
» mio pugnale non vegga la ferita che sta1 per'aprire, nè rimanga
» spiro di cielo per benedirmi fra le tenebre, e arrestarmi per via (1).
Nel cantare i quattro versi di quella stroffa, in cui si racchiuse, strozzandolo, questo stupendo monologo, la voce della Valmarana che alle prime note appariva velata e stanca,^ benchévigorosamente accentuata dalla più schietta pronuncia che abbia mai suonato su labbra di donna sanese, si faceva profonda, piena, squillante; le sue labbra fremevano, agitate da un brivido convulsivo; le narici si dilatavano come » iquelle della pantera che fiuta il sangue, mentre Che dall'occhio nero socchiuso, esprimente la suprema voluttà dell'odio, svolgevasi la corrente magnetica che soggiogava gli spettatori.
Era la donna fatale e terribile, quale la'creava la-divina mente di
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Shakspeare ; che dice al debole e ambizioso marito, tremante ai pensiero d'un assassinio:
— « Ho allattato col mio seno, e so quanto sia dolce l'amare il
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Shakspeare. — Macbeth — aito I> secaa V. ,
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I misteri di Milano
Storia contemporanea (Volume 2)
di Alessandro Sauli
Libreria Francesco Sanvito 1859
pagine 492 |
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Pagina (184/525)
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