I misteri di Milano di Alessandro Sauli

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      * — Badate di recapitarlo subito, e di persona, mi disse. In caso diverso non potrei guarentirvi la forma primitiva dell'orologio.
      « Presi macchinalmente la lettera, salutai appena il giudeo, uscii , e, nello sbalordimento eh' era&i impadronito di me, fu appena se potei udire la voce fessa del signor Ismaele gridarmi dall' uscio della sua camera :
      « — Fate con prudenza, e a rivederci alla prima evasione, che vi auguro fortunata.
      « Giunto sulla porta della stradella, mi fermai per respirare — soffocavo. L'aria frizzante di quella mattinata di gennaio contribuì di molto a calmare il mio orgasmo, e a farmi riflettere sulla mia situazione. In capo a pochi minuti, dovetti ridere de' miei scrupoli, perchè ti confesso che, durante quella tormentosa mezz' ora, in cui rimasi .a tu per tu coli' ebreo, vi fu un momento, nel quale credetti d' essereladro anch'io, tanta era la convinzione, manifestata dall'usuraio sulla
      »
      mia prodigiosa attitudine a divenirlo. Detto perciò a me stesso che io potevo passare traverso a quel sozzo pattume senza pericolo d'inzaccherarmi, lessi l'indirizzo della lettera, e feci per avviarmi difilato verso il vicolo de' Visconti, dove avrei infallibilmente trovalo il signor Isacco Hartmann, orefice — un altro figlio della itizza dispersa, nato tedesco, le cui aspirazioni non dovevano essere esclusivamente rivolto alla più o meno prossima riedificazione della Nuova Gerusalemme.
      « Ma in quella che dalla soglia dell'usuraio io saltavo sulla stradella, un altro uomo l'attraversò, si fermò, mi guardò con una cer-t'aria di diffidenza: anch' io mi fermai, lo guardai... lo riconobbi. Non ti dirò il suo nome; gli e un nome troppo conosciuto, sul quale non cadde finora quel terribile sospetto, che dovrà tosto o tardi macchiare uno de' più immacolati stemmi gentilizii della nostra nobiltà provinciale. Si sa di lui che, a vent'anni, bello, nobile, ricco, rimasto troppo di buon'ora padrone della fortuna paterna, venne a Milano colla fatale inesperienza, con cui ci son venuti, ci vengono e ci verranno tanti altri, per isprecarvi in tre o quattro anni di stravizzo quanto avrebbe potuto renderlo utile, stimato, felice, vivendo una vita, meno brillante v forse, ma in compenso calma, sicura, feconda di gioie tranquille per se e di conforto per gli altri, nel fondo ignorato della sua provincia.
      « A te basterà il sapere che gli era quell'uomo sulla trentina, il quale, nelle ore burrascose, ne mostrava trentacinque suonati... perchè il vizio invecchia, come aveva sentenziato moralmente il signor Ismaele, spiegandomi con minuzia satanica le cause impellenti al furto, e aggiun-' gendovi il poco onesto consiglio di approfittarne.
      « Il nuovo affigliato, quegli di cui, momenti prima, portavo il nome,


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I misteri di Milano
Storia contemporanea (Volume 2)
di Alessandro Sauli
Libreria Francesco Sanvito
1859 pagine 492

   

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