I misteri di Milano di Alessandro Sauli
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i titoli, i vizii, parve esilare un istante se dovessero., no. .inf presenza mia varcare la porticina dell'usuraio. Era. forse, la vergogna che lo tratteneva — quell'ultimo sentimento di pudore, anello d'unione fra due esistenze, di cui lina finiva alla bisca coli'ultimo, scudo divorato dal lansquenel, l'altra incominciava nella camera dell'ebreo, allorché, indottovi dal demonio del gioco e della dissipazione, avrebbe acconsentilo ad affigliarsi ad una società infame di borsaiuoli. / / —
« Ma se vi ebbe una lotta interna in questo sciagurato, essa fu violenta quanto breve; poiché, piantatimi con. insolenza gli occhiynegli occhi, come a dirmi: « Perchè mi guardale? perchè v'immischiate .(li ciò che non vi riguarda?... » voltommi bruscamente le spalle, e imboccò prestamente 1'uscio dell'usuraio. i- .
« Vedi bene che, se mi premeva il riacquisto del mio orologio, non dovevo indugiare un minuto a correr diviato dal signor, Hartmann, il quale, nella sua doppia qualità di ebreo e di tedesco, doveva sottopporre a ben dura prova la mia pazienza! . i ' <
« Non so perchè, ma il cuore mi diceva che 1'.amico intimo.tli ttòlidori, apprendendo che io avevo portato durante una mezz' ora il suo nome, e di che natura fossero le rivelazioni fattemi sul . conto suo dall'usuraio, mi sarebbe corso dietro per chiedermi quelle spiegazioni, alle quali non mi trovavo in grado di rispondere, e molto meno in diritto di scansarle con un: rifiuto.
« Importava quindi di far presto, e di non lasciargli il tempo di raggiungermi dall'orefice, dove, com'è naturale, sarebbesi indirizzato.
« Pensato e fatto : mi cacciai dentro a un brougham; raccomandai al vetturino di frustare a sangue le sue buscalfane, e cinque minuti dopo avevo fatto altri centodiciotto scalini, mi trovavo in una specie di tana triangolare, rischiarata malamente da un abbaino, su eui era intelaiata una sudicia striscia di tela gialla, e avevo davanti a me l'onorevole signor Hartmann, il quale, .appena potò decifrare gli scarabocchi dell'usuraio, gittossi vivamente tra me e un tavolino da lavoro, su cui erano parecchi gingilli d'oro, misti e confusi agli utensili dell'arte sua, e con un accento tedesco do' più gutturali:- . ' / ni /
* — Foi non fenir qui con sinistre intenzioni ? mi disse, adocchiando un' acuta lima di acciaio, colla pia intenzione di valersene, se lo ponessi nella dura stretta di dover respingere un attentato, i . <ì
« — Mi maraviglio di voi, risposi indignato di quella* diffidenza. Per che vengo lo dovete sapere quanto me: si tratta del mio' orinolo che mi fu rubato... - i,?/ n
< — Rupato, foi dite? 1 ' > i
« — Rubato, signore!" : i Mist. Voi. II. 15
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I misteri di Milano
Storia contemporanea (Volume 2)
di Alessandro Sauli
Libreria Francesco Sanvito 1859
pagine 492 |
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Pagina (237/525)
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Hartmann Hartmann Mist
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