I misteri di Milano di Alessandro Sauli
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tOÉra ià seconda volta che mi si rispondeva un « è naturale » asòiutto, asciutto, senza* eh'io giungessi io* capire .come si potesse rubare naturalmente. omijì&.-f) /< , f i tv 01 > >
« — Naturale o no, carissimo signor Hartmann, 4vi prego di restituirmi il miò^orològio, e di sapermi'direi allo./stesso tempo quanto Faveto'pagato, perchè, sébbeneil'acquisto fatto sia illecito, sono dispostissimo''a rimborsarvi.! v , <
'« — *Diafolo! fenile: troppo torti, signore:'ecco fostro orolocio ! « E fattomi avvicinare a un. fernelletto acceso che1 era alla sua sinistra, vidi il mio povero oriuolo — oh vista! — massa infórme, entro h un' crogiuolo ardente^ in perfetto stato di liquefazione. mil i Non trdico'comet rimanessi. • ' »
« — Ma la macchina! gridai, spera che quella, essendo di ottone, non l'avrete fusa. n /
« — Folete afer fostra macchina? , < > ,
Se cióre: possibile,: risposi: e meditavo, in pari tempo una strepi tosa-vendetta," dicendo tra me: > ¦ , . . . 4f ti —/Appéna ho la macchina,, corro al pia / vicino circondario di polizia, e lì, su' due piedi, denunzio quest' infame combriccola di tagliaborse. >! ' f .. 1 . * lU
«-Nel frattempo, quella degna persona del signor Isacco Hartmann, aveva preso1 un fogliaccio di* carta, che momenti .prima avvolgeva le scatoloni'due smanigli,re fattivi due o tre illeggibili ghirigori co1 lapis,*lo.piegò, e'non avendo suggello, o non volendo • scostarsi dal tavolino'(poiché ti avverto che egli mi guardava sempre alle mani, o mi teneva a rispettosa distanza .tanto dal fornello che dal tavolino) pigliò una SYanzica, la sovrappose alla cera rossa dalla parte del bicipite uccello di ^rapinadegno stemma di tanto ladro! — vi pigiò sopra il pollice; poi;; con un' aria che affettava cortesia, ma era invece premura di vedermi al -più presto fuori della sua colombaia :
* « —- Andate dòfe star .scritto:, troferete persona contile e craziosa quanto me^e fostra .macchina in perfetto stato.
« Presi la lettera; uscii. Nel, far quelle interminabili cinque scale, lessi T indirizzo. Respirai più, liberamente: avevo finalmente letto il nomerei'un galantuomo: questo galantuomo era un oriuolaio ; abitava^ 4
in via S. Nazaro, ad un terzo piano — si discendeva di due piani ; non era più un vicolo tenebroso — era una via abbastanza larga, e frequentatissima; ora una di quelle case a invetriate, a cellette,- a scom-
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I misteri di Milano
Storia contemporanea (Volume 2)
di Alessandro Sauli
Libreria Francesco Sanvito 1859
pagine 492 |
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Pagina (238/525)
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