I misteri di Milano di Alessandro Sauli
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Sembra che Miranda, come sollevata da un peso enorme che la soffocava, respiri ^adesso più liberamente.
— Non e milanese?...
— No, baronessa, non lo è — posso accertacelo, poiché una certa.... una stranissima rassomiglianza tra quel signore e un mio vecchio amico d'infanzia, suscitò in me, al primo vederlo, una curiosità vivissima sul conto suo. Ciò che so di buon luogo su questo signore, gli ò ch'è conte, ch'è siciliano, ch'è ricco.... ricco assai, se si bada a certe eccentricità costosissime, che gli fecero spalancare a due battenti i saloni della nostra aristocrazia. Eccone una fra mille. Voi non conoscete il vecchio palazzo Fabiani ch'è in via della Spiga?
— No, ebbene?...
— Immaginatevi uno sterminalo casone a tre piani, messo su con quel buon gusto degli architetti spagnuoli, buona memoria, del quale non rimanevano in piedi che i quattro massicci muraglioni laterali. Or bene, quel capo scarico del signor Siciliano, lo vede, domanda di visitarne r interno, gli piace, paga tre annate di fitto anticipato, ne rifa la mo-biglia, gli arazzi, gli affreschi sul gusto de'vecchi arredi, e sciupa dugentomila lire in un'anticaglia che non ne vale cinquanta.
— Ma lo scopo di tutto ciò?
— Lo scopo?... non ce ne ha che uno, baronessa. Tutti que' fatui giovinastri che lo attorniano gli avranno parlato della sua strana
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rassomiglianza cqn Roberto Fabiani, ed egli avrà credulo, che abitandone il palazzo, avrebbe finito coli'innestarsi nell'albero genealogico del defunto conte. Questa supposizione ò ridicola, se vogliamo; sfido però chiunque a trovarmene una migliore; tanto più che della famiglia * Fabiani non rimane che quello sconquassalo carcame della marchesa. *
— E i suoi figli? domanda con agitazione visibile il Marinelli?-
— Di Paolo Fabiani, sono circa sei anni, che i giornali di America ne annuziarono la morte. Voi, barone, dovreste saperlo meglio di noi, che venite da quelle parli.'
— Si.... difatti.... ne udii parlare, balbetta confuso il barone.
— Restava Vittorina, una cara ragazza, bella quanto sua madre, ma.... ma.... mi capite? aggiunge don Luigi ammiccando con malizia al barone, tale e quale come sua madre. Basti dirvi che la marchesa sua zia si era messa in capo di tirarla su nel santo timor di Dio, ma un bel giorno — dov'è, dove non è? — si venne a sapere che la piccina era scomparsa con un cameriere.
— E non se ne seppe più altro?
— Altro.
— Nemmeno di suo fratello Paolo?
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I misteri di Milano
Storia contemporanea (Volume 2)
di Alessandro Sauli
Libreria Francesco Sanvito 1859
pagine 492 |
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Pagina (269/525)
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