I misteri di Milano di Alessandro Sauli

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      — Ma come si fa, don Luigi? risponde il Marinelli, nel quale, senza volerlo e saperlo, si è trasfuso quella specie di timor panico che agita a baronessa. Chi sa dove diavolo si è cacciato il mio vetturino ; e se dobbiamo aspettare che sfilino tutte queste carrozze...
      — Al come ci penso io. — Giacomo, dice il Yelasquez, volgendosi a uno staffiere che veste la sua livrea, la mia carrozza è distante?
      — Appena pochi passi, illustrissimo.
      — Falla avanzare.
      Lo staffiere si apre un varco tra la folla de'suoi confratelli di anticamera, e grida:
      — Casa Yelasquez f
      •Un vasto carrozzone chiuso s'inoltra lentamente in coda- agli equipaggi signorili che lo precedono.
      Ci volle meno di due minuti perchè lo stesso carrozzone, spinto innanzi dal trotto di due vigorosi cavalli, voltato il canto di via S. Giuseppe, si fermasse al portone di un'elegante palazzina moderna, sull'angolo dell' Orsolmctto.
      La baronessa è discesa; il Yelasquez le ha offerto il braccio, ma essa lo ha rifiutato, e intanto che don Luigi e il Marinelli le tengono dietro, sorpreso l'uno, atterrito l'altro, essa ha fatto le due scale che mettono al primo piano, è raggiunto l'uscio del suo appartamento, ha dato una strappata convulsa, violenta al cordone del campanello.
      — Giustina, dice la baronessa con voce rotta alla cameriera che si presenta, mi sento male... mi ritiro nella mia camera; dite al barone di far le mie scuse al Yelasquez... ma non lasciate entrar nessuno.., nessuno, capite?... ve lo raccomando.
      Detto ciò, si slancia nel suo gabinetto, sclamando con voce soffocata dallo sgomento:
      — Era dunque lui! *
      La cameriera che non capisce nulla di quanto accade, si pone a guardia dell'uscio, e risponde al Marinelli che le chiede dov'è sua moglie:
      — La signora si è ritirata nel suo gabinetto; la prega di far le sue scuse al signore — e accenna a don Luigi, che ancora non si è riavuto dal suo stordimento — ma in pari tempo mi ha raccomandato di non lasciar entrar nessuno perchè si sente male, e non vuol essere disturbata.
      — In fede mia, e pazza! dice il barone, il quale, incominciando a riacquistare il suo sangue freddo, si adonta della parte ridicola che gli fa rappresentare la baronessa.
      In questa si ode m rumore, simile a quello che fa una persona lasciandosi cadere sul pavimento. fMist. Vok IL il


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I misteri di Milano
Storia contemporanea (Volume 2)
di Alessandro Sauli
Libreria Francesco Sanvito
1859 pagine 492

   

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