I misteri di Milano di Alessandro Sauli

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      E dicendo ciò la voce di Gionata assunse un' espressione indicibile di malinconica tenerezza.
      Vittorina, che avea alzato gli occhi e accennato d'interromperlo più d'una volta quand'egli faceva una pittura così sconfortante di sè medesimo. ora non poteva distorgliene più gli sguardi. Quelle parole, quella voce, quell'espressione, penetrando nel più intimo dell'esser suo, vi destarono una serie di ricordanze dolci ma tristi; e parevate che quella voce l'avesse udita.altre volte, e che quegli occhi le avessero sorriso ne'più bei giorni della sua infanzia.
      Che potremmo dire di più?... Vittorina ascoltando Pleyston incominciava a dimenticare Luciano. Tanto ò potente il fascino che esercita -sugli sventurati una memoria cara che si .ridesta.
      — Ho amato mio padre e mia madre, soggiunse Gionata, come voi sola potevate amarli. A quindici anni, il bisogno di provvedere a tutte le eventualità della vita avvenire mi strappò piangente, ma rassegnato, dalle loro braccia. Frapposto l'Atlantico tra me e i miei, mi trovai solo, in un paese che non conoscevo, tra gente nuova, fredda, egoista e calcolatrice, che converte in oro il sudore... e spesso il sangue d'una razza schiava; e proclamando una chimerica differenza di fisica conformazione , fa dell' abbiezione morale e del cretinismo forzato d' un popolo la leva,più potente del suo commercio. Or bene, dopo aver lottato per dieci interi anni colle privazioni che prostrano e co'disinganni che uccidono, ferito nella parte più viva del cuore quando la vita cominciava a sorridermi, ricco, ma non egoista... ma non assassino, io ritorno al paese che mi vide nascere, pronunzio il nome della mia famiglia — chi lo conosce?... esso non vive che nelle opere inique d'una mia parente. Mio padre è morto pazzo; mia madre di dolore; mia'sorella è scomparsa. Ed io... chi sono io?... Un ricco imbecille, un uomo supremamente ridicolo, su cui la voce pubblica ha calato una lapide mortuaria, e che, ciò non ostante, si ostina a voler sopravvivere aironor suo. Eccomi dunque vecchio a venticinque anni, e condannato a vivere nell'angusta sfera delle mie memorie. Fu allora che dissi tra me : fecondiamo il dolore. — Mi coslrussi una specie di mondo a parte, e lo popolai colle mie rimembranze... Ma guardatevi attorno, o signora: per un istante avete forse.dubitato di me; lo smarrimento dell'animo vostro non vi lasciò vedere che qui tutto è santo; che qui tutto parla quel delizioso linguaggio del cuore che non fu mai profanato con una menzogna. I mobili, i quadri, gli arazzi hanno una vecchia storia da raccontare. Interrogateli ! — essi vi diranno che qui sedette mia' madre; qui io e mia sorella, abbracciati a'suoi piedi; qui, presso al caminetto, su questo seggiolone, mìo padre; questo vecchio mobile mi\


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I misteri di Milano
Storia contemporanea (Volume 2)
di Alessandro Sauli
Libreria Francesco Sanvito
1859 pagine 492

   

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