I misteri di Milano di Alessandro Sauli
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se, povero come noi, e sapendoci in questo stato, non ci avesse potuto aiutare. — E sai tu cosa pensavo allora?... — Perchè mo, dicevo tra me, quello che avrebbe fatto Paolo non lo posso far io? — ... Tu mi dirai che col .lavoro assiduo d'una donna gli è a stento se si guadagnano venti o venticinque soldi, a dir molto. T inganni, sai : ve ne ha di quelle che vestono sfoggiato; e che sono sole, e senza risorse come siamo noi... A meno che mia cugina non mi abbia ingannato. Tu sai che, la domenica passata, mia zia la mi volle a pranzo con lei?... Bene: finito il desinare, siccome la giornata èra bella, la zia ci permise, a me e alla Geltrude, di prendere una boccata d'aria dalla finestra. Gli era appunto l'ora* in cui la gente viene via dal passeggio. Fra le altre carrozze passò un calessino senza stemmi con dentro una signora... era vestita con gran1 lusso, ed era bella come un angelo.
>« — Guarda la Gigia che passa... Eh, che ne dici?... come fumai disse sogghignando mia cugina. Non la conosci?
t — Io no, risposi: so eli'è molto bella, e che la mi sembra una gran signora. *
• « — Chi? la Gigia?... La è niente meno, aggiunse canzonandomi la cugina... niente meno che la figlia primogenita... d'un accendi-fanali e d' una portinaja.
« — Saranno divenuti signori... le avranno dato una ricca dote... < « — Sì, rispose Geltrude, ridendo a scrosci,' una dote ricchissima — la granata della mamma la portinaja, e il lanternino del papà l'accendi-fanali.
« E facea' mille lazzi, e mi diceva che essa conosceva il suo mondo, e che io poveretta, con tutti i miei sedici anni, ero sempre una sempliciotta « Mia zia che udì quel gran ridere ci chiamò, t—Di chi vi fate beffe, .signorine?
« — Oh! di nessuno, rispose prontamente Geltrude: facevamo ca-- stelli in aria: la cugina sognava d'essere sdrajata in una daumont.... t — È vero? chiese la marchesa, squadrandomi da capo a piedi con ironia. Ma accortasi che io arrossivo, e non rispondevo, e che la Geltrude mi faceva cenni cogli occhi, perchè io affermassi, sospettò che la cugina avesse mentito. Allora si volse a me, e squardandomi severamente, mi minacciò che, se non le dicevo prontamente la verità com'era, mi avrebbe svergognato davanti a tutti come una bugiarda.
« Raccontai tutto. Mia zia mi ascoltò attentamente, senza farsi vedere menomamente adirata contro mia cugina. Anzi, quand'io le dissi : — È mai possibile che la figlia d' una portinaja e d' un accendi-fanali possa vestir di velluto e di raso, aver carrozza...
t — E perchè no? interruppe mia zia. Quando si è pitocchi come
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I misteri di Milano
Storia contemporanea (Volume 2)
di Alessandro Sauli
Libreria Francesco Sanvito 1859
pagine 492 |
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Pagina (306/525)
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