I misteri di Milano di Alessandro Sauli
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te, bisogna sapersi ingegnare, e pigliar il mondo com'è senza sofisticare.
« Io non risposi: mi ricordo però che piansi molto... forse perchè la marchesa mi dette della pitocca innanzi a mia cugina che sorrideva...
« _ a ogni modo, mia buona mamma. — conchiusi — se sapessi di poterti procacciare un po' di agiatezza ingegnandomi come fa la Gigia, che è povera come me...
c La mamma non mi lasciò finire: mise un grido di terrore, mi trasse a sè, e mi strinse fra le sue braccia in modo da soffocarmi, come se un abisso si fosse aperto ai miei piedi, e che ella mi avesse veduta in pericolo di precipitarvi.
« Più tardi compresi quanto quello sgomento era santo... e che le madri sono gli angioli custodi dei loro figli.
« Mi sono estesa su questi particolari perchè furono causa d' una rottura completa tra mia madre e mia zia. Quest'ultima non mandò più il suo servitore la mattina di tutte le domeniche a chieder notizia del come avevamo passata la settimana. Devo però avvertirti che la mamma rispondeva con un leggero accento d'ironia alle fredde dimostrazioni di amicizia della marchesa. Come conciliar, di fatti, quest'affettata sua tenerezza con la glaciale noncuranza che dimostrava rispetto a noi, poiché poteva immaginare che con due lire al giorno il nostro regime di vita doveva essere necessariamente... molto semplice, e molto salutare?... Si sarebbe detto ch'ella mandasse il suo servitore, non tanto per chiedere della nostra salute, quanto per sapere se eravamo abbastanza umiliate... se avevamo bastantemente patito durante la settimana. A questi, e a molti altri motivi di raffreddamento, aggiungi la lite che, dietro consiglio del signor Emanuele, la mamma intentò alla zia, contestandole il mal acquisto d' una nostra tenuta su quel di Lecco, che il papà non poteva alienare, perchè facente parte della dote della mamma. Fu appunto allora che conobbi Luciano: egli»ac-compagnava qualche volta il signor Emanuele — l'unico fra i tanti amici della nostra famiglia, la cui amicizia sopravvisse alla nostra fortuna — Io non sapevo ciò che il notaio avesse detto alla mamma-di questo suo figlio di adozione; vidi però che quest'ultima, un mese dopo che le fu presentato il giovane artista, gli tese la mano e gli disse: « — Coraggio! Le disgrazie affinano spesso in noi quelle potenti facoltà d'intelletto e di sentimento che la felicità lascia ottuse. Se il mio Paolo vivesse ancora—e accennando a questa speranza si volse al signor Emanuele, che sembrò volesse raffermacela con un sorriso — vorrei che un giorno egli potesse dire con voi: La mia famiglia incomincia da me, ed io sono orgoglioso d'essere il figlio delle mie azioni. s MisL Vol. II. 19
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I misteri di Milano
Storia contemporanea (Volume 2)
di Alessandro Sauli
Libreria Francesco Sanvito 1859
pagine 492 |
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Pagina (307/525)
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Gigia Emanuele Lecco Luciano Emanuele Paolo Emanuele MisL Vol
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