I misteri di Milano di Alessandro Sauli
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« — Vi ripeto che io scandalo non è questo, gridò la marchesa con voce soffocata dal dispetto. .
t — Quand'è così compiacetevi di spiegarvi, perchè vi giuro che non vi capisco.
« — Lo scandalo è che con quest'assurdo processo voi richiamerete l'attenzione pubblica su cose che, se non lo sono, dovrebbero però essere dimenticate. Voi non pensate che un estraneo... un miserabile d'un av-vocatuccio patrocinatore, per indurre i giudici a sentenziare in vantaggio vostro, si crederà permesso di valersi dell'ampollosa rettorica della sua professione, e sciorinerà in pubblico vita, morte e miracoli di voi e di vostro marito. E ciò sarebbe ancor nulla. Supponete un po'che il mio avvocato domandi al vostro, perchè l'opposizione che fate adesso, non 1' avete fatta undici o dodici anni prima, all'atto stesso della successiva alienazione degli altri beni?
« — Voi sapete meglio di me che Roberto mi ha sempre celato il vero motivo del suo rovinoso dissesto, rispose mia madre: voi sapete inoltre che quando l'appresi era troppo tardi per oppormi, e che la rassegna; zione da parte mia, più che una virtù, era una necessità crudele, impostami dalla situazione. Io domanderò piuttosto a voi perchè, sapendo che Roberto rovinava sè nei presente e i suoi figli nell'avvenire, gli metteste a fianco quell'uomo detestabile, quel Gabriele... un ipocrita... un ladro... un vostro protetto, infine, che ne fomentava di soppiatto i disordini, illudendolo con false e vili speranze che, fortunatamente «per mio marito, non si sono mai realizzate. L'attenzione pubblica che, a detto vostro, io richiamo su certe cose che dovrebbero essere dimenticate, potrà compiangermi, ma non accusarmi: pensate piuttosto voi a difendervi dalle sue accuse, voi che ne temete i giudizi... voi che avete soffocato per essa i più santi sentimenti del vostro cuore.... E poi... basta, signora! chiuderò questa scena disgustosa, che però non ho il rimorso d'aver provocato, ripetendovi per la terza volta che sono mar dre; che posso sfidare a fronte alta la calunnia, e che qualunque sia il pericolofche può minacciarmi, non mi rimarrò un istante dal far valere i miei diritti... no... mai... ne morrò forse... ma morrò con la certezza d'aver provveduto all'avvenire di Vittorina.
t Udendo questo, la marchesa divenne convulsa. A traverso l'uscio socchiuso io la vedevo, livida di rabbia, cogli occhi schizzanti fiamma, percorrere in lungo e in largo il salotto; e mentre che le sue piccole mani magre, nervose, s'increspavano, sfilacciando un bellissimo moccichino di pizzo, senza addarsi di ciò che faceva, per sfogare macchinalmente il dispetto interno che la rodeva, le parole uscivano a sbalzi dalla sua bocca, convulse, monche come se nel passarle traverso a'denti,, stretti per l'ira, si fossero sminuzzate.
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I misteri di Milano
Storia contemporanea (Volume 2)
di Alessandro Sauli
Libreria Francesco Sanvito 1859
pagine 492 |
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Pagina (313/525)
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Roberto Roberto Gabriele Vittorina
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