I misteri di Milano di Alessandro Sauli
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i « Per quanto io porgessi attento l'orecchio,»non mi venne fatto di poter raccogliere una parola intera di quell'invettiva, che doveva essere atroce, sanguinosa, perchè mia madre impallidiva, e fremeva per tutta la persona... E la marchesa parlava ancora, ghignava, strideva, allorché a un tratto vidi gli occhi di mia madre animarsi d'un'espressione indicibile d'alterezza: ella protese il braccio tremante, e, senza parlare, additò imperiosamente l'uscio a mia zia.
• « La marchesa rispose con un gesto di minaccia, e si allontanò borbottando.
• > « Mia madre, mentre la zia usciva, tenne lo sguardo immobile su di lei. Poi, come se tutta la sua vitalità si fosse esaurita in quello sforzo supremo, reclinò il capo sul petto, piegossi e cadde come corpo infranto sul pavimento.
« Quel giorno non lo dimenticherò mai 1... Da quel giorno ebbe principio quel malore lento, sordo, invadente, di cui i medici trovarono la causa, o il pretesto, in un disordine organico, prodotto senza alcun dubbio da un' emozione molto viva e molto improvvisa. Sgraziatamente quésta prima causa, puramente morale, agiva violentemente su d'una costituzione naturalmente debole, di già logora dalle malattie e dai dispiaceri: esser quindi umanamente inpossibile, si conchiuse, che mia madre non vi soccombesse. Era una terribile verità ! dopo quattro mesi di febbre divoratrice, di spasimi dissimulati, e di lenta decomposizione, la povera nostra madre spirò colla fede viva d'una martire e l'angelica rassegnazione d'una cristiana.
« Al primo annunzio diffusosi che la malattia era mortale, mia zia che, dopo la perdita di quel nostro disgraziatissimo processo erasi mostrata più-che mai invelenita contro di noi, mandò subito a casa nostra una molto vecchia e molto caritatevole signora sua amica, pregando la mamma le volesse concedere un abboccamento da sola a sola. La mamma assentì. La marchesa accorse subitamente: il colloquio durò un'ora, in capo alla quale udii uno squillo prolungato di campanello dalla camera di mia madre: — entrai. La mamma era commossa; mia zia singhiozzava. — Vittorina, mi disse la mamma, se è decretato che debba morire, dopo quanto accadde tra me e la marchesa, se non più contenta, morirò almeno più rassegnata. I miei dissapori con tua zia furono prodotti da insinuazioni maligne, da diffidenze ingiuste, reciproche, impossibili adesso dopo una tarda, ma spontanea ed utile -spiegazione. Tu non sarai più sola nel mondo: il Signore nella sua infinita misericordia ci restituisce la stima... l'amore di coloro che, non comprendendoci, ci avevano giudicate indegne del rispetto chedevesi alla sventura quand'è immeritata. Va, abbraccia tua zia, Vitto-
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I misteri di Milano
Storia contemporanea (Volume 2)
di Alessandro Sauli
Libreria Francesco Sanvito 1859
pagine 492 |
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Pagina (314/525)
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Vitto- Sgraziatamente Vittorina
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