I misteri di Milano di Alessandro Sauli

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      ciabatte, vestita di percalli) o di bordatino.,. Fu un lampo, rapido si, ma luminoso: l'anima di Geltrude si era rivèlata. Ti sovviene con quale agghiacciata imperturbabilità essa mentiva? — eccoti nelle sue due facce principali il carattere di 'mia cugina.... In poche parole, le si dia il tempo e l'opportunità di poter assassinare impunemente, freddamente la marchesa, e poi le si entri in camera, la si sorprenda ... Oh, sarà ben diffìcile che vedendo la sua disperazione, non si esclami: — Povera giovane ! essa adorava sua zia I — Concludiamo : mia cugina è povera — sa d'esserlo — non vuol esserlo: ecco il motivo e lo scopo della sua profonda dissimulazione.
      « Tu sorridi.... Credi forse che io esageri?... Senti questo, e giudica poi del resto. » ' * ., ,
      « Come tutte le false divote, mia cugina è pigra, ghiotta e bugiarda. In casa della marchesa si facevano regolarmente tre pasti : il primo alle nove dopo la messa, il secondo a un'ora dopo la lettura spirituale, e il terzo e ultimo alle cinque, dopo una breve gita in carrozza lungo il bastione di Porta Nuova — tutti i giorni, alle stesse ore, invariabilmente.
      « Questo regime metodico, austero, monotono, quasi claustrale; questi tre pasti fatti a suono di campanello, preceduti da molte croci, sospiri e orazioni preparatorie, e chiusi da un. predicozzo della marchesa contro la gola, gli appetiti disordinati e il nulla delle cose umane, sarebbero stati, a parer mio, più che bastanti al soddisfacimento dei bisogni materiali dell'esistenza; ma vi erano sgraziatamente le astinenze... i cosi detti fioretti, oltre i digiuni prescritti dalla Chiesa durante l'anno, le quattro tempora, e una quaresima delle più rigorose. Il calendario di mia zia era tempestato di piccole croci ch'ella stessa vi faceva col lapis rosso; due terzi almeno di quelle sterminate filze di santi avevano una vigilia, una festa, un'ottava... giorni terribili, in cui ci si prescriveva l'incruento, ma doloroso sacrificio del primo e secondo pasto, a edificazione di tutte le pietose amiche di mia zia, davanti alle quali sbadigliavamo di fame... con moltissima compunzione.
      « Non dimenticherò mai il giorno, in cui vidi per la prima volta la baronessa Franchi. La è una donna sulla quarantina, piccola di statura, ancora bella, ma che ha il difetto di sospirar sempre, stropicciandosi gli occhi col moccichino perchè appaiano lacrimosi.
      « Ora, questa signora — alla quale mia zia dà del tu con molta confidenza, e a cui essa* corrisponde con gran rispetto, chiamandola signora marchesa — sospirando e lacrimando, le raccontò senza molti preamboli, che suo marito era uno scettico, e che suo figlio era un dissoluto. La mia buona zia s'ingegnò di confortarla parlan-


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I misteri di Milano
Storia contemporanea (Volume 2)
di Alessandro Sauli
Libreria Francesco Sanvito
1859 pagine 492

   

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Geltrude Porta Nuova Chiesa Franchi