I misteri di Milano di Alessandro Sauli
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dole a lungo delle fiamme inestinguibili dell'inferno, dell'espiazione preparatoria delle anime purganti, e degli ineffabili godimenti del paradiso. La descrizione ch'essa fece dell'inferno era d'un'evidenza • che spaventava; si sarebbe detto che l'avesse veduto cogli occhi pro-prj e che ne tornasse; faceva frequenti citazioni in latino, appoggiandosi sopratutto all'autorità del suo confessore. Io n'ero atterrita: mia cugina stralunava gli occhi, e accennava di farsi venire le convulsioni: non sarebbe stata la prima volta.
« Fortunatamente... o sfortunatamente, tutta quella spaventosa fantasmagoria di fiamme, di aculei, di roghi, di anime che guaivano e di diavoli che urlavano agitando tizzoni ardenti venne interrotta dal suono della campana che annunziava il secondo pasto. Mia zia si alzò, dicendo alla baronessa Franchi : — Peccato che Edgardo sia quel cattivo soggetto che tu mi dici. Io avevo posto gli occhi su di lui per effettuare un certo progetto che vagheggio da molto tempo... »
— e guardò alla Geltrude, i di cui occhi lampeggiarono traverso alle lunghe ciglia abitualmente socchiuse. — Via, non piangere, Lorenzina mia, soggiunse la marchesa, confortando la sospirosa signora Franchi; ricordati piuttosto di dire a quei capo scarico di tuo figlio che venga a trovarci... che desidero di parlargli.
« In questa entrò la governante avvertendo eh' erasi dato in tavola.
« — Andiamo 5 figliuole, disse la marchesa ; e si mosse accompagnata dalla baronessa; ma mia cugina le corse incontro, cadde sulle
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ginocchia, e colle braccia in croce e con molti singhiozzi disse a mia zia che se le astinenze, le macerazioni e i cilicii avevano un merito presso Dio, io e lei eravamo contentissime di cominciare dall'astenerci da quei secondo pasto per salvare dalla perdizione l'anima di Edgardo.
— A tale esempio di carità evangelica e di annegazione cristiana, che la baronessa si sarebbe fatta premura di diffondere tra 1' affiliazione numerosa de' biscottinisti, la marchesa gittò le braccia ai collo della Geltrude, e la rialzò piangendo di consolazione. — È un angelo ! sclamò la signora Franchi. — Mia zia entrò sola nella sala da pranzo ; mia cugina corse nel suo gabinetto, e vi si chiuse... per pregare; io dovetti chinare il capo e, malgrado mio, rassegnarmi.
« Nondimeno, riflettendo meglio alla strana profferta fatta dalla Geltrude; e, di più, udendo d'un tratto lo scricchiar che faceva nell'aprirsi la sua piccola scrivania, seguito da un sordo fruscio di carte che si svolgevano, mi entrò il sospetto ch'ella fosse corsa a chiudersi in camera per tutt'altro che per pregare. Mi alzai prestamente, misi l'occhio alla toppa, e osservai. Non mi ero ingannata : compresi finalmente la carità evangelica e Y annegazione cristiana di mia cugina. Essa era in
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I misteri di Milano
Storia contemporanea (Volume 2)
di Alessandro Sauli
Libreria Francesco Sanvito 1859
pagine 492 |
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Pagina (319/525)
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