I misteri di Milano di Alessandro Sauli

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      piedi davanti alla piccola scrivania, e mi si presentava benissimo di profilo. Aveva in quel momento finito di svolgere uno smisurato car-? toccio di ciambelle e di ofìelle à la crème, e co'gomiti appoggiati almobile, e il mento sulle due palme, pareva volesse divorarle cogli occhi, mentre che colle narici aperte e frementi ne aspirava le calde e appetitose emanazioni con un'espressione di voluttà febbrile eh'è impossibile riprodurre.
      « Mi scostai dall'uscio... quasi con ribrezzo. L'ipocrisia profonda di quella donna, fatta più brutta dal contrasto di quell'avido sensualismo, mi nauseava. Chiesi però, sorpresa, a me stessa d'onde la Geltrude pigliasse i danari per procacciarsi quelle ghiottornie, e sostener con esse... cristianamente le volontarie e frequenti astinenze, che le davano molti titoli alla canonizzazione presso le beghine, le quali convenivano tutte le sere a cantare i salmi e a mormorar del prossimo in casa della marchesa. Mia zia non le ne dava di certo : essa lesinava talmente in sul quattrino, che, fornendoci i suoi abiti smessi ch'ella faceva disfare e rifare; e i tre pasti d'obbligo, meno le varianti del calendario, credeva d' aver provveduto ad usura alle due orfanelle, eh' ella si era caritatevolmente tirate in casa per crescerle nel santo timor di Dio. I famigli, maschi e femmine, che componevano il così detto personale di casa di mia zia, erano sei; e tutti sei brutti, vecchi, brontoloni, stizzosi e a prova di moine e di seduzioni. Noi sentivamo a quaranta passi di distanza l'avvicinarsi della Serafina, la governante, al tintinnio delle chiavi smosse, che spenzolando a mazzo da un cingolo di cuoio nero, le davano una cert'aria di secondino che non consolava. Mi sovvenne però che la Geltrude si tirava spesso in camera una ragazza pezzente per insègnarle i comandamenti di Dio— Niente dipiù facile che la piccola allieva le provvedesse i cartocci---- ma, e
      il danaro ? — Mia zia notava tutto ; voleva le si rendesse conto di tutto; distribuiva ella stessa le elemosine la mattina del sabato di tutte le settimane, poiché ella portava la pompa, Vesteriorità in tutto, persino nelle opere di carità che hanno maggior merito quanto più occultate. Bisognava vederla!... Al primo tocco del mezzodì si recava in quel vasto e freddo salone, tappezzato di velluto amaranto, che il confessore della marchesa soleva chiamare Vanticàmera del paradiso. Sulla parete, prospettante l'uscio d'ingresso, vedevasi uno di que' crocifissi giganteschi, neri, sanguinosi, imbronciati, davanti a'quali o non si prega... o si prega tremando, con un sentimento di terrore,
      eh5 è difficile dominare.
      c Quando la marchesa erasi adagiata nel suo alto seggiolone, al quale si saliva per tre gradini, e che rassomigliava moltissimo allo


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I misteri di Milano
Storia contemporanea (Volume 2)
di Alessandro Sauli
Libreria Francesco Sanvito
1859 pagine 492

   

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