I misteri di Milano di Alessandro Sauli

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      stallo d'un'abbadessa; quand'io e la cugina ci eravamo assise a5 suoi fianchi su due scannelli inferiori; quando tutta la servitù erasi raccolta nel salone, schierandosi da entrambi i lati, il cameriere più anziano, che faceva da maestro di cerimonie, spalancava i battenti, e introduceva uno dopo l'altro i dodici poveri prediletti, chiamando ciascuno col nome d'un apostolo, secondo che alla marchesa era piaciuto ribattezzarlo.
      « Allorché 1' accattone era giunto, inchinandosi, davanti allo stallo della marchesa, essa gli domandava se durante la settimana si era comportato da buon cristiano'. L' accattone rispondeva invariabilmente col presentarle l'attestato della confessione. A questo seguiva una predica di mia zia, dopo la quale 1' accattone inginocchiavasi sul prima de'tre gradini, e picchiandosi ipocritamente il petto, recitava il confìteor. Allora la zia gli diceva di alzarsi, e dandogli la sua mano a baciare , poneva in quella del compunto apostolo uno scudo da cinque franchi.
      « Capirai che non era difficile il trovare dodici colli torti, che, per cinque franchi alla settimana, si rassegnassero piamente alle stravaganze religiose della marchesa. Però bisognava udirlo il ronzio che se ne faceva in tutto il vespaio delle false divote... Quale - esemplarità !... come tutto ciò edificava 1
      t Ora, il giorno che seguì a quello, in cui venni casualmente a scoprire come dalla cugina praticavasi l'astinenza, era appunto un sabato.
      « Appena ritornate dalla messa, la marchesa mi disse di entrare nella sua camera da letto, dove presso allo specchio del cassettone avrei trovato i sessanta franchi de'poveri, ch'ella vi avea posato sin dalla mattina del giorno prima, ch'era quella del venerdì.
      « Non so perchè... ma, nel portare quel danaro alla zia, il cuore mi si strinse. Mi era sembrato che la Geltrude, come se temesse che la zia mandasse lei nella camera, avesse colto un pretesto per allontanarsi. Quando rientrai coll'involto de'sessanta franchi, la marchesa, accortasi forse del mio turbamento, mi affissò co' suoi occhi maligni ; ciò non fe' che accrescere la mia commozione... io impallidivo... io tremavo.
      « La zia svolse il gruppo, e contò il danaro; poi, temendo forse un errore, lo»ricontò... lentamente.
      « Quale supplizio 1 io seguivo attentamente coli'occhio quelle monete, a misura che la zia le faceva scorrere tra le dita schierandole sul tavolino in gruzzoletti da cinque franchi ciascuno... otto... nove... dieci gruppi... Sentii una fitta dolorosa al cuore — ne mancavano due.
      « — Mancano dieci franchi 1 sclamò la marchesa, guardandomi fissamente ; e lo fece con tale accento... con tale espressione, come a dire: — Che sì che li avete rubati voi, signorina!


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I misteri di Milano
Storia contemporanea (Volume 2)
di Alessandro Sauli
Libreria Francesco Sanvito
1859 pagine 492

   

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Geltrude