I misteri di Milano di Alessandro Sauli
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tavo, felicemente. Abiti, biancheria, libri, carte, frugati, rovesciati, rifrugati — nulla I
« Restava ancora da perquisire l'ultimo cassetto d'un vecchio mobile, entro il quale avevano posto una logora tappezzeria, che io avevo aperto una sola volta, e poi non più, tra perchè era stato chiuso e levatane la chiave, tra perchè non tenendovi riposto nulla del mio, non mi era mai occorso nè di domandare perchè l'avessero chiuso, nè di farlo aprire.
« Cosa strana! quel giorno il cassetto era aperto, e la chiave era ricomparsa. Ma ero tanto lontana dal supporne il motivo, che quando la governante afferrò le maniglie per tirarlo a sè:
« — Non importa, Serafìna, le dissi; è il cassetto delta tappezzeria, e gli è appena se mi ricordo d'averci guardato dentro una sola volta.
t — Importa anzi moltissimo, rispose mia zia; e questo tuo non volere che si apra, la è una ragione di più perchè noi l'apriamo.
« In poche parole, il cassetto fu aperto, la tappezzeria sollevata...; vi si trovò un involtino; Serafìna lo prese, e lo consegnò a mia zia: la zia mise un grido.... un grido rauco.... un grido di soddisfazione; le sue mani tremavano, s'increspavano mentre svolgeva il gruppo. La marchesa numerò le monete; erano otto franchi... erano il residuo dei dieci che io — io, capisci? — avevo rubato ai poveri di mia zia... E la marchesa mi guardò... mi guardò lungamente, fissamente, come per farmi assaporar la tortura orribile di quel momento; poi, additandomi ai circostanti, sclamò con la sua voce vibrante, impassibile, schernitrice: • — Ecco la ladra!
« Feci un movimento d'indignazione: volsi gli occhi attorno come per smentire l'accusa, per gridare, per protestare... come per cercarvi un testimonio... un difensore... un amico... Nessuno si mosse ; nessuno mi guardò. Mia cugina piangeva; e sulle fronti dimesse de'servitori io leggevo queste parole... queste infamanti parole: « — Ecco la ladra!
t No, non è vero; vi fu uno fra essi che si commosse... che non mi credette infame a tal punto. Era un giovane cameriere che io vedevo per la prima volta, e pel quale, anche senza conoscerlo, provavo un sentimento di antipatia, perchè la Geltrude mi aveva detto che quando gli si parlava dell' inferno metteva de'sospironi lunghi lunghi, e picchiavasi il petto con molta compunzione. Sapevo inoltre che era da soli tre giorni al servizio della marchesa, ch'era giovine, che non era brutto, e che mia zia sembrava contentissima dell'acquisto perchè il nuovo domestico si confessava e comunicava tutte le settimane. — Giovane, non brutto, e cosi ipocrita! — avevo detto tra me
— è un gabbamondo sicuramente.
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I misteri di Milano
Storia contemporanea (Volume 2)
di Alessandro Sauli
Libreria Francesco Sanvito 1859
pagine 492 |
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Pagina (325/525)
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Serafìna Serafìna Geltrude Mia
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