I misteri di Milano di Alessandro Sauli
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^ Eppure quest'uomo fu il solo che, col capo basso e tenendosi il fazzoletto agli occhi come per nascondere la sua commozione, osasse rompere quel silenzio angoscioso, dicendo:
« — Se la signora marchesa mi volesse permettere di farle osservare... «—Chi e che parla qui? interruppe la zia, fulminando l'imprudente collo sguardo. Vi è qualcuno tra voi che possa e ardisca difendere costei — e additò me — quand'io, sua zia... che la ho amata... e che l'amo ancora più di sua madre, vi dico: — Ecco la ladra 1? « I servitori risposero con un mormorio generale d'approvazione. « lo non potei udire più altro. Una fiamma mi salì dal cuore alla testa: pareami che gli oggetti mi roteassero attorno: vedevo volti minacciosi, labbra sogghignanti; udivo voci fioche, risa stridule, scher-nitrici. Chiusi gli occhi per non vedere... mi turai le orecchie per non udire, e caddi senza sentimento. *
t Non ti so dire quanto durasse il deliquio: molto di certo, perchè quando rinvenni udii dattorno a me un confuso bisbigliare, e un fruscio di passi; poi la voce di mia zia... indi quella più distinta e nasate del vecchio cameriere, che gridava:
« — Entri Pietro 1... Entri Paolo!... entri Giovanni !... entri Marco!... « Apersi.gli occhi, e li mossi lentamente in giro. Riconobbi il luogo dove mi trovavo, e le persone che entravano o uscivano, e quelle che mi circondavano: vidi il nero crocifisso di sopra al mio capo; io ero seduta sul solito scannello dai lato sinistro della marchesa. La Sera-fina, ritta in piedi daccanto a me, mi sorreggeva il capo, facendomi a quando a quando fiutare una boccettina. I servitori erano schierati a diritta ed a manca come di consueto. Il mio primo movimento... un movimento quasi istintivo, fu di cercar coli7 occhio tra essi il giovane cameriere — l'unico che aveva tentato* di prendere coraggiosamente le mie difese. Era un sentimento di gratitudine ? — Forse... perchè mi rincrebbe di non vederlo. Seppi più tardi dalla governante che, sinceramente pentito di aver dispiaciuto a mia zia, le si era git-tato ai piedi, pregandola gli permettesse di recarsi in chiesa, poiché il rimorso che sentiva di quel suo peccato era così dolorosamente intenso che ne spasimava.
« Le umiliazioni che mi si fecero patire in quel giorno sono indescrivibili. L'esortazione morale della marchesa ai suoi apostoli si chiudeva invariabilmente così:
« — Questo sabato, figliuolo mio, ci volle poco che tu non avessi il solito soccorso*della settimana: tu saresti morto di stento se Dio, nella sua infinita bontà, non mi avesse profuso largamente-i mezzi di riparar prontamente all'iniquità commessa in tuo danno. Una misera-
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I misteri di Milano
Storia contemporanea (Volume 2)
di Alessandro Sauli
Libreria Francesco Sanvito 1859
pagine 492 |
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Pagina (326/525)
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Pietro Paolo Giovanni Marco Sera-fina Dio
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