I misteri di Milano di Alessandro Sauli
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bile, clie io colmai de'miei benefizii, poneva la sua mano sacrilega sul danaro, che io consacro ai miei poveri, per soddisfare i bisogni fittizj, i bassi istinti, le voglie disordinate di una natura corrotta precocemente. Figliuolo mio, prega con me il Signore che mi tolga dalle spalle questa croce dolorosa... o che almeno accetti i miei patimenti in isconto dei miei peccati, che sono molti e grandi, e di cui mi pento sinceramente.
t Detto ciò, Y apostolo recitava il confiteor, e quando si levava perp
uscire parevatni... — forse era F effetto dell'eccitazione nervosa di quel momento — parevarai che lo sguardo dell' apostoloy abitualmente e ipocritamente velato, affissandosi in me, si animasse, d'un'espressione di disprezzo e di scherno.
« Alla sera, nuovo supplizio, nuovo spasimo. Le amiche intime di mia zia udirono con frequenti esclamazioni d'orrore il racconto del sacrilego furto, che la marchesa fece senza nominarmi; non mi fu risparmiato nè il sarcasmo, nè le allusioni dirette e crudeli... Oh, fratello mio! se quella tortura si prolungava d'un'ora soltanto, io ne sarei divenuta pazza.
« Quando Dio volle, cessarono di lacerarmi 1' anima, e mi lasciarono sola nella mia camera. La notte non mi fu possibile velar occhio, ma avevo almeno il conforto di piangere — e piansi a lungo.... piansi molto.
« La mattina del giorno dopo, sentii i primi brividi della febbre: avevo tratto tratto delle fitte acutissime al cuore; indi sentii un martellare alle tempia, sempre più accelerato, sempre più doloroso; e uno stordimento, un fuoco, una irrequietudine... uno spasimo da non dirsi. Stetti a letto un mese. Passata la crisi, il medico mi disse che avevo superata una febbre cerebrale delle più pericolose. * Non me ne rallegrai... Dio solo sa se volevo guarirei Ero caduta in una disperazione cosi profonda, che il pensiero della morte, che ne fa rabbrividire quando *iamo giovani, mi si presentava alla mente, dolce come un conforto, pieno di promesse come una speranza.
« Mi trovavo in questa prostrazione di animo, contro la quale nè potevo, nè volevo lottare, allorché una mattina, attraversando l'anticamera per recarmi in chiesa dietro la zia e mia cugina, che mi precedevano di pochi passi, Giovanni — il giovane cameriere di cui ti ho detto — sollevando con una mano la portiera, coli'altra mi porse un biglietto, aggiungendo sommessamente: — È un amico.
« In quella, mia cugina si voltò: io ebbi appena il tempo di prendere il biglietto e di celarlo prestamente sotto la mantiglia.
« Bisogna che tu sappia che io vedevo raramente Giovanni. I due
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I misteri di Milano
Storia contemporanea (Volume 2)
di Alessandro Sauli
Libreria Francesco Sanvito 1859
pagine 492 |
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Pagina (329/525)
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