I misteri di Milano di Alessandro Sauli
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camerieri stavano sempre neir anticamera : io non vi passavo che per uscire, senza trattenermivi, senza far pettegolezzi colla servitù, come la Geltrude. E poi, non te Y ho detto?... Giovanni mi era antipatico... invincibilmente antipatico. A parte la sua stomachevole ipocrisia di andarsi a confessare come d'un peccato della mia difesa, che per un istante avevo creduta nobile e generosa, quand'kh, appena rimessa dalla malattia, volli ringraziamelo: v
« — Oh, mia signora, egli mi rispose, celandosi mezzo il viso col fazzoletto come per comprimere un accesso di tosse, so benissimo di aver fatto male disobbedendo alla signora marchesa, ma ne fui pentito... pentito di cuore... pentito sinceramente.
« Gli voltai bruscamente le spalle senza rispondergli. Da quel giorno, tutte le volte che attraversavo l'anticamera per uscire, o ch'egli entrava nel salotto per annunziar la visita di qualcuno, io voltavo il capo da un'altra parte per non vederlo, tanto era vivo e. insistente il sentimento di repulsione che m'ispirava.
« Però avevo preso il biglietto ch'egli mi porgeva... Perchè l'avevo preso?... Era pel timore che la cugina non lo vedesse?... Era forse perchè a quella frase: è un amico 1 il mio cuore sussultò come all'annunzio insperato d'un liberatore?,.. Non lo so; non lo saprei dire nemmeno adesso, e sì che da quel giorno è trascorso un anno, e ripensando spessissimo a quel momento supremo pel mio avvenire, vi ho esercitata lungamente... inutilmente la riflessione. — Fatto sta che, durante la messa, la mia buona zia mi sorprese tre o quattro volte. com'ella diceva, in flagrante delitto di distrazione. Io leggevo macchinalmente la mia messa, senza intenderne le parole, che sfilavano rapidamente davanti al pensiero come una serie4 ordinata di cifre senza significato. Una o due volte, la mano... quasi a mia insaputa, corse curiosa a frugare nel saccoccino dell'abito, dov'era la lettera, come se i caratteri fossero talmente improntati-sulla pagina che, mediante la pressione delle dita, potesse rilevarsene il contenuto.
« Ritornata a casa, colsi il primo pretesto per restar sola: entrai nella mia camera, e mi vi chiusi. Misi tremando la mano nel saccoccino , ne levai il biglietto, mi guardai dattorno paurosa... — Se tu avessi sentito il mio cuore come batteva I...
« Ne ruppi il suggello, e lessi: press'a poco era così concepita: « Finalmente l'occasione desiderata così lungamente, cosi ardente-
« mente, si è presentata. La marchesa e vostra cugina esciranno sta-
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« sera alle nove, e non rientreranno che dopo la mezzanotte. Esse « vanno alla Scala. — È un assurdo — direte — mia zia al teatro!... « mia zia all'opera!... e l'inferno? — L'inferno verrà dopo: se gli
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I misteri di Milano
Storia contemporanea (Volume 2)
di Alessandro Sauli
Libreria Francesco Sanvito 1859
pagine 492 |
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Pagina (330/525)
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Geltrude Scala Giovanni Misi
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