I misteri di Milano di Alessandro Sauli

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      ,Vi ebbe però un momento, durante quella notte angosciosa, in cui parve, se non rassicurala, più calma. Ella aveva detto al vecchio barone Franchi di lasciarsi vedere dopo'lo spettacolo. Il barone non venne. Egli dunque non ne divideva i sospetti sul conto di Pierangelo Castelsanto?... Chi difatti non sa che, al primo,sentore d'un pericolo che li minacci, i complici d'una stessa colpa tendono istintivamente a ravvicinarsi?
      • Non era dunque lui!.....
      Questa tormentosa alternativa tra Yessere e il non essere, tra una supposizione lontana e chimerica che respingeva da sè come un'allucinazione da visionario e una realtà indiscutibile, incalzante che la spaventava, si protrasse sino all'alba del giorno dopo, allorché i primi crepuscoli d'un grigio mattino del febbraio, filtrando traverso al pesante cortinaggio del letto, rischiararono i lineamenti sfatti e internati della marchesa. « »
      Fu allora che si udì a più riprese, quindi uno squillo dietro l'altro, con furia, con rabbia, senza interruzione, quel significantissimo scampanio, così insolito, cosi mattiniero!
      — Sta forse male mia zia? domandò la Geltrude, la quale balzala allora allora dal letto, co'nerissimi capelli disciolti che serpeggiavanle vagamente sulle spalle e sul seno, fece capolino dall'uscio della sua camera per interrogare la Serafina.
      — La signora marchesa vuol morire, rispose la governante. Si è svegliata d'un umore... d'un umore cosi bestiale!... La si figuri che, al primo entrarle in camera, mi avrà mandato al diavolo dieci volte di seguito, per lo meno. Vossignoria aveva ragione quando mi diceva.... ,
      — Lo vedi, povera Serafina I interruppe Geltrude, scambiando un'occhiata rapida d'intelligenza colla governante.
      Si udì un nuovo squillo di campanello: Serafina si allontanò borbottando.
      Geltrude era rimasta sull'uscio, immobile, pensierosa. Ma a un trattò, rizzatasi sulla persona e respinti indietro i capelli, il suo occhio, di consueto socchiuso, si aperse e fiammeggiò sinistramente nel pronunciare queste parole:
      • — Pazienza ancora! i-
      •'Oh, se la Fabiani l'avesse sorpresa in quel punto!... Ma la Fabiani pensava a tutt'altro. Sua prima cura fu di scrivere al barone Franchi, invitandolo a recarsi da lei la mattina stessa, al più presto. Il servitore, mandato dalla marchesa, ritornò mezz'ora dopo con una lettera del barone. La Fabiani la lesse due o tre volte, ne analizzò attentamente le frasi, poi disse:


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I misteri di Milano
Storia contemporanea (Volume 2)
di Alessandro Sauli
Libreria Francesco Sanvito
1859 pagine 492

   

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