I misteri di Milano di Alessandro Sauli
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sieri; respintala prima con ribrezzo, sentì poi come un desiderio... co-
rme un bisogno di esaminarla e discuterla con mente più riflessiva e pacata; fìr>ì insomma coll'abituarvisi ; non era alla (infine così assurda... non gli pareva poi cosi snaturata; mercè di essa i fatti completavansi, coordinavansi, rischiaravansi, cospiravano tutti a uno scopo, concorrevano uniti a una sola e distinta significazione.
L'impossibile divenne probabile, il probabile certo.
— La mattina del giorno che precedette il duello, pensò conchiudendo il barone, la vecchia Fabiani ebbe due abboccamenti — unomr
con me, e un altro con suo nipote.
» Constatiamo questi due fatti.
» Con me ella si mostrò agilissima; pregò, minacciò, mi parlò di mia madre. Ignoro ciò che ella avrà detto al conte, ma ho molte ragioni por credere che non si sia condotta diversamente. Da questi due fatti risulta che ella temeva per la vita d'uno di noi due. Se la marchesa odiava veramente suo nipote, invece di dissuadermi dal battermi, doveva pormi in mano la spada, e dirmi: — Compite l'opera: ora che avete baralo, uccidete 1 La sarebbe stata una vendetta piena... tale da poter soddisfare una donna vivamente oltraggiala nell'amor suo. Supporre in lei un pentimento — in lei che agisce per riflessione, e giammai per trasporto, equivale al non conoscere il suo carattere freddo, inflessibile, calcolatore. Varrebbe meglio il credere che, ponendomi di faccia al conte in atto di uccidere o d'essere ucciso, ella avesse raggiunto il fine supremo dei suoi desiderii.
» Se Ja marchesa, come sospettò don Luigi, è mia madre, perchè il conte non potrebbe essere mio padre? —ecco un'ipotesi un tantino arrischiata; ma se con essa discopro la ragione d'essere degli avvenimenti?... Vediamo.— È innegabile che, durante il duello, il Fabiani si tenne-semplicemente sulle difese; egli mi ferì nel ribattere una punta, quasi senza volerlo... perchè fui io che, per dar maggior vigore al mio colpo, mi spinsi innanzi con tutta la persona, scagliandomi come un forsennato sulla sua spada. Da che potò mai provenire codesta generosità verso un uomo,- che era suo mortale nemico; che, non'contento d'essersi disonorato ai suoi occhi, ebbe l'impudenza di provocarlo?... Poteva credersi che il conte disprezzasse la vita?...
Rispondendo a questa obbiezione il Marinelli ricordava con quale affettuoso trasporto il Fabiani aveva bacialo quelle due ciocche dorate sulle quali la punta della spada del barone aveva strisciato senza ferire.; gli suonava ancora all'orecchio la passionata inflessione della voce del conte,, allorché mostrando quelle due ciocche agli astanti, disse; tjr^ — >Sono i capelli de'miei figliuoli!
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I misteri di Milano
Storia contemporanea (Volume 2)
di Alessandro Sauli
Libreria Francesco Sanvito 1859
pagine 492 |
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Pagina (364/525)
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