I misteri di Milano di Alessandro Sauli
CAPITOLO XXXYILa biscia becca il cerretano*
Dopo che il barone ebbe' fatto uno scrupoloso esame di coscienza, diversi partiti, più o meno arrischiati, si presentarono alla sua mente.
Il primo tra questi era di caricare una pistola, scrivere una lettera di addio alla baronessa, e, ripetendo con Amleto che morire è dormire, porsi Tarme alle tempia.*, e al diavolo! II barone riflettè un istante, poi disse :
— La mia posizione non mi sembra poi così disperata.
Il secondo partito era di fare una visita alla Fabiani — una visita, com'egli la chiamava, di ricognizione; il che, in altri termini, significava scavar terreno, prender lingua, levare d' un colpo d' occhio la pianta topografica del paese, nel quale si avventurava a combattereper la prima volta.
Questo partito gli parve facile e vantaggioso: dopo averne minuziosamente discusso tutte le probabilità di successo, vi si appigliò con' animo risoluto.
Restava un terzo ed ultimo partito, il quale, annesso logicamente al secondo, lo schiariva e lo completava. E gli è appunto a questo che pensava il barone, allorché di ritorno' dal palazzo di Borgo Spesso, e pienamente soddisfatto dell' esito del colloquio avuto colla marchesa , rientrando in casa, chiese alla cameriera se la baronessa aveva preso la sua pozione di morfina, se l'eccitazione nervosa erasi calmata, se il medico era ritornato* 1
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I misteri di Milano
Storia contemporanea (Volume 2)
di Alessandro Sauli
Libreria Francesco Sanvito 1859
pagine 492 |
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Pagina (369/525)
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Amleto Tarme Fabiani Borgo Spesso
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