I misteri di Milano di Alessandro Sauli
ICAPITOLO XXXVIII
li medQgMoiie d'oro»
Sappiamo che Paolo Fabiani, sul primo scocco delle due pomeridiane, erasi accomiatato da Vittorina, senza farle motto delle indagini che avrebbe impreso per rintracciar suo marito. Ora aggiungiamo che nei far le scale, per discendere nella grart corte, dove aspettavalo la carrozza, s'imbattè faccia a faccia con un vecchietto dal soprabito color pulce, che era Will il suo segretario, se i lettori non lo hanno dimenticato.
— Vi sono novità? chiese il conte fermandosi, veduto che Will gli si avviava incontro col respiro affannato e la cera un po' stralunata.
— C'è, rispose il segretario coli'affettuosa e brontolona famigliarità de'vecchi servi, che la polizia non vuol saperne di mascherale allegoriche...
— Rifiutano la sepoltura al 1858? disse Paolo sorridendo.
— Come a un cane d'eretico, signor conte.
— Ma il motivo?
— Il motivo è che a Milano vi sono teste calde, e che la mascherata ha un certo colore di dimostrazione politica, che non garba niente affatto ai meinherr della polizia.
Il conte scrisse poche parole sur una pagina del portafogli, la staccò e la dette a Will.
— Al barone Edgardo Franchi, gli disse, al caffè Martini, subito.
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I misteri di Milano
Storia contemporanea (Volume 2)
di Alessandro Sauli
Libreria Francesco Sanvito 1859
pagine 492 |
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Pagina (390/525)
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