I misteri di Milano di Alessandro Sauli

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      assiso davanti al tavolino del mezzo/e divora coli3 occhio una dorala pernice, imbanditagli allora allora dal cameriere per colezione.
      Dopo aver aspirato voluttuosamente per alcuni istanti le appetitose emanazioni del volatile privilegiato, il signor don Alfonso di Valmarana, oriundo spagnuolo, secondo stava scritto nei suo passaporto, fa scoppiettare la lingua contro il palato,, esprimendo poco aristocraticamente la sua alta soddisfazione.
      E già si apparecchia a cacciare la punta del suo coltello nella giuntura dell'ala destra della pernice, allorché una voce rozza e derisoria risuona entro al salotto:
      — Buon appetito' e buon prò, Valentino la Bertuccia.*
      Qual viso faccia all' apostrofe inaspettata don Alfonso di Valmarana, che lo immaginiate.
      Vi ricorda come rimane don Bartolo dopo la classica sbottonatura di Alrnaviva nell'opera di Rossini? con la forchetta infilzata a metà nel petto della pernice, col coltello levato, e gli occhi immobili e appuntati all'uscio, senza voce, senza fiato, senza colore, don Alfonso di Valmarana ò rimasto pietrificato... come don Bartolo, tale e quale.
      L'uomo, che lo ha apostrofato cosi bruscamente, è Faina —il pagliaccio che vedemmo per la prima volta assiso, in costume di brigante abruzzese, al desco de'Lampionai nella camera verde del Coniglio Bianco.
      Dopo aver goduto un istante della sgradevole sorpresa del suo ex-camerata, Faina dà sgarbatamente del gomito sul petto del cameriere che vorrebbe impedirgli l'entrata, e spinto un seggiolone verso il tavolino, vi si sdraia a tutt'agio, dicendo:
      — Siamo amici vecchi noi; don Alfonso non fa complimenti, e poiché sono venuto in buon punto, egli mi permetterà di assaggiare un' ala della sua pernice.
      E nel dir ciò stende la ' sua mano nera, callosa e uncinata sulla pernice, ne stacca un'ala e l'addenta.
      In questo mezzo, don Alfonso ha fatto uno sforzo sovrumano per rimettersi dal suo turbamento. Ha sorriso a Faina, e ha fatto cenno alcameriere di ritirarsi.
      Quando furono soli i due camerati, l'obeso papà della Giulia balza come di scatto dal seggiolone, dà una girata di chiave ali5 uscio, poi torna verso il pagliaccio, e gli dice con viso che vorrebbe parer sorpreso, ma che ò sgomentato:
      — Io non so con quale diritto... ma sapete, signore, che siete una'originale....
      — Ah, sono un originale io! risponde Faina stritolando l'ala dello sgraziato volatile'; ah, sono un signore !... non sono più un mascalzone
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I misteri di Milano
Storia contemporanea (Volume 2)
di Alessandro Sauli
Libreria Francesco Sanvito
1859 pagine 492

   

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