I misteri di Milano di Alessandro Sauli

Pagina (399/525)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina  Immagine

      —(373)—
      che ormai gli si è ribadita nell'animo, sembra che ci si metta di maledetto puntiglio a scombussolar don Alfonso. Per ciò, abbrancato il bicchiere pieno raso, al quale il Valmarana non aveva appressato labbro, lo vuota d'un fiato, esclamando:
      — Bevo alla (tua paternità constatata, Valentino la Bertuccia.
      — Grazie, grazie, galantuomo! farfuglia don Alfonso tra sgomento e stizzito. Però... però... vorrei...
      — Sentiamo che eos'a vorresti...
      — Cioè, desidererei...
      — Ahi ah! è un desiderio, non è più un comando! Tanto meglio, ' camerata: ciò vuoi dire che finiremo coli'intenderci. Di'un po'su ciò
      che tu desideri...
      — Desidererei sapere in che cosa posso esservi utile... perchè già alla cera mi sembrate un onest'uomo... e lo siete... diavolo! non si è fisionomista per nulla... s'indovina subito. Come vi dicevo, se posso far qualcosa per voi... non molto, perchè non sono ricco... tutt'altro —sono un artista, che campa agiatamente col frutto...
      — Della sua paternità...
      — Certo, ma...
      — Paternità legale...
      — Senza dubbio, però...
      — Paternità constatata...
      — Verissimo... ma... e poi... però... eh, già!... sicuramente.
      Don Alfonso, accortosi dell'assoluta impossibilità di connettere due parole in croce, trac di saccoccia il moccichino bianco, e si asciuga il sudore che gì'imperla la fronte in goccioloni più grossi dei diamanti del suo spillone.
      Faina lascia che la sua cillvna si .rimetta da quel capogiro angoscioso, da quella specie di trescone satanico in cui roteano senza posa le sue idee scompigliate, e (bada, o lettore) non tanto per dar tregua agli spasimi della tortura inaudita che gli va infliggendo, quanto per trinciare a tutt'agio un'esotica lingua di Zurigo, che ne stuzzica'l'appetito a metà soddisfatto dalla pernice.
      Ma non appena ne ha fatto il saggio, sbarra gli occhi ed esclama :
      — A che gioco giochiamo, Valentino mio?... Hai tanto da rimpinzarti di queste leccornie; e mi vai cantando miserie... e hai V impudenza di dirmi che non sci ricco?...
      — Benedetta semplicità ! risponde il Valmarana, -facendo uno sberleffo che avrebbe l'intenzione di parere un sorriso — non ci voglion mica i milioni di Rohtschild per permettersi a collezione un po' di lingua di Zurigo... tutt'altro !.. Vi ripeto, amico mio, che non sono ricco,
      i


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina  Immagine

   

I misteri di Milano
Storia contemporanea (Volume 2)
di Alessandro Sauli
Libreria Francesco Sanvito
1859 pagine 492

   

Pagina (399/525)






Alfonso Valmarana Valentino Bertuccia Alfonso Alfonso Zurigo Valentino Valmarana Rohtschild Zurigo