I misteri di Milano di Alessandro Sauli

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      brutte acque si è navigato da nove anni in qua, e per colpa tua. Tu ci hai fatto un tiro da capestro, e te la sei data a gambe... dove a — in Ispagna, dicono; e ne sei ritornato ovattato di napoleoni. Ahi ah! tu mi credevi morto e sepolto, compare. Rifa i tuoi conti, e vediamo la tara se è giusta. Non mi far gli occhiacci, poiché ti giuro che stavolta non la sgabelli così a buon patto come 1' altra volta. Io ho buono in mano, e molto — e ora che ti ci tengo, dalie unghie non mi esci più, fossi tu più dinoccolato d' una scimmia... e più liscio di questo vinetto, che scivola come un olio quando tu gii hai dato Y abbrivo nel gorgozzule. Tagliamo corto : la piccina è bella, e vo' che mi saldi il conto di jeri; tu, Bertuccia mio, sei ricco sfondato — facciamo a spartire.
      Detto ciò, il pagliaccio si sdraia beatamente nel suo seggiolone, sicuro come è che l'ex-camerata, battuto in breccia da un argomento, ch'egli crede invincibile, non vorrà indugiare un pezzo a levar bandiera bianca, domandando di capitolare.
      Don Alfonso si è fatto pensoso. Calmata la prima sorpresa, passato il primo sgomento, giunto a porre un po' d'ordine in quel confuso sbaraglio della mente sua, egli trovasi in grado di analizzare a sangue freddo la sua posizione davanti al pagliaccio.
      Di che si fa forte l'ex-confrateilo per intimidirlo ? ' Qualora non si soddisfacciano le sue sfrenate esigenze, metterà alla luce del sole un fatto ignorato, una storiella compromettente.
      Tutti sapranno che don Alfonso di Valmarana, il padre della divina prima donna, l'Idalgo più o meno spagnuolo, il cospiratore più o meno rovinato, più o meno compromesso da una sventata insurrezione car-lista, l'uomo, infine, davanti al quale si spalancarono a due battenti le porte de'saloni della buona società milanese, altro non è che un mise, rabile saltimbanco.
      È questa forse tutta la gran vendetta che gli minaccia Faina?... A chi lo dirà?... chi gli crederà? Possono le sghignazzate e i lazzi della taverna aver un eco alla Scala, e l'invereconda facezia di un cencioso rovesciare un artista dal suo piedistallo?
      Ma Faina disse: io ho buono in mano e molto. Saprebbe egli che la Geltrude?...
      A un sospetto, balenatogli d'improvviso, don Alfonso cambia tatica di punto in bianco.
      Egli fa saltare il tappo di una bottiglia di Sciampagna, e mesciuto di sua mano al pagliaccio, gli dice con tuono d'un uomo che si fa bel bello arrendevole sino a modificare il patto che gli viene imposto, e ? discutere, prima di accettarla, una transazione:


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I misteri di Milano
Storia contemporanea (Volume 2)
di Alessandro Sauli
Libreria Francesco Sanvito
1859 pagine 492

   

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