I misteri di Milano di Alessandro Sauli

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      — Faina, io ti ho sempre tenuto... e ti tengo per un buon figliuolo; a parole sbattezzeresti un cristiano, ma in fondo sei sempre stato queiche si dice un pastone.
      — E me ne pento, grida il saltimbanco; da oggi in poi vo5 cambiar registro: fa conto che io sia diventato manesco e brutale peggio d'un croato.
      Il Valmarana si fa più melato, più alla mano, più sorridente, e riprende come se non avesse posto mente alla brusca risposta del suo compagno :
      — Tu s'ei ben cambiato, povero amico mio; hai le guance smunte e la cera internata. Gli è un dannato mestiere quello che tu fai, e, vedendo te, io ringrazio il cielo d'averlo smesso in tempo... come lo ringrazio d'avermi fornito i mezzi di poterti giovare, se tu lo vuoi.
      — Ci casca P amico I... ci casca 1 sclama il pagliaccio, stropicciandosi le mani con soddisfazione.
      — Hai torto, Faina, di dir cosi, risponde il Valmarana ; io non casco, io non cedo ; non sono un dappoco , non mi lascio sgomentare dalle minacce... dalla spavalderia di nessuno; avrò qualche difetto... la memoria non mi servirà benissimo... ma, anzi tutto, sono ragionevole. Vediamo dunque d'intenderci da vecchi amici... da buoni fratelli — come tu hai detto.
      — Gli è quello che desidero, bertuccione mio : la proposta è fatta — vediamo d'intenderci e di combinare.
      Don Alfonso, che ora ha un progetto determinato, e sa d'onde muove e dove a furia di concessioni potrà arrivare, mesce per la terza volta nel bicchiere sempre vuoto del saltimbanco, e continua:
      — In poche parole, hai bisogno di danaro?
      — Furbo il compare!... Non te l'ho detto ? Piccina e danari a spartire.
      — Via, via 1 io credo che cento franchi possano bastare. Col tempo poi...
      — Ne cento, nè mille... nè in tutta l'eternità — a spartire, ti dico, a spartire!
      — Un' altra proposta.
      — Sentiamo.
      — Orsù, amico mio, sii un po' ragionevole.
      — E lo sono, mi pare!
      — Vuoi tu smettere di far lazzi e capriole davanti al pubblico?
      — Magari!
      — Incomincerai col dare un eterno addio a papà Colubrina.
      — L' ho dato.
      — Devi promettermi di non bazzicar più all'osteria.
      — A che farci? Qui da te si beve a sguazzo e del sopraffino; in
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I misteri di Milano
Storia contemporanea (Volume 2)
di Alessandro Sauli
Libreria Francesco Sanvito
1859 pagine 492

   

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