I misteri di Milano di Alessandro Sauli
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« Eppure vi fu un tempo in cui ero buona, dolce, affettuosa, riprese la Valmarana dopo una pausa di alcuni istanti, abbandonandosi con una speciò di voluttà acre a quel suo febbrile fantasticare. — Io ero tra i miei; essi mi amavano, io li ricambiavo, e„affissandoli senza fremere, senza arrossire, io poteva dire: — ecco la mia famiglia!
• Il Legnaiuolo, mio zio, era un intelligente operaio, pieno di prò-bità e di coraggio; Maria Bariuetli, sua moglie, la mia seconda madre — era un angelo.
» Quale fu dunque il serpente che distrusse l'incanto di questo mio paradiso?.Ella si chiamava Celeste —-era stata bella, glielo avevano detto, lo aveva creduto...4 Quando io la-conobbi, era vecchia, brutta, infermiccia, e stizzosa; torturava sua figlia perchè era onesta, e s'inveleniva contro il suo genero perchè amava, perchè credeva, perchè lavorava! . . , • .. , ,
» Fu allora che udii pronunciare per la prima volta il nome di Ga-
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briele Franchi. Correvano tempi tristi per tutti... eccetto che per glit
abbietti che si erano fatta una festa della calamità generale. Gabriele Franchi era fra questi ultimi. Il 1830 si apriva con sinistri auspicii — la povera gente stentava il pane. Gabriele Franchi speculò sulla miseria' del popolo, divenne ricco, e fu fatto barone. , *
« Quando vennero a dirci che Y officina, nella quale lavorava mio J5io, era stata acquistata a metà prezzo, ma a pronti contanti, dal barone Franchi, - Celeste Barinetti sogghignò — noi tutti ci sentimmo stringere il cuore come da un presentimento. '
« E il presentimento si avverò dopo un anno.
« Il Legnaiuolo, per uno di quei bizzarri capricci^dei caso caduto\
nella dipendenza del seduttore di sua sorella, avrebbe voluto abbandonar -l'officina... ma dove trovare da impiegarsi?..^ Si temevano nuovi trambusti; gì'intraprenditori mancavano; il consumo era scemato, la produzione interrotta; la maggior pàrtè degli operai milanesi languivano nello sciopro — il pane era cosi caro, e il lavoro era cosi scarso!...
« Francesco Boldi dovette pensare più a noi che a sè stesso, allorché avviandosi unitamente ai compagni per ossequiare il nuovo padrone, disse fra sè: ' ,
• « Coraggio... e dimèntichiamo!
<« Ma Gabriele Franchi non dimenticò. Egli vedeva in mio zio un increscioso testimonio della sua giovinezza:.egli temeva che in un trabocco improvviso di disperazione forzatamente compressa, facendosi un' arme del suo martello, il fabbro non si avventasse su lui, e gli chie-
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desse conto, per la seconda volta, dell'onore di sua sorella.
« Bisognava evitare il pericolo, demoralizzar l'operaio, rendergli increscioso il lavoro, rovinarlo, disfarsene — e cosi accadde.
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I misteri di Milano
Storia contemporanea (Volume 2)
di Alessandro Sauli
Libreria Francesco Sanvito 1859
pagine 492 |
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Pagina (422/525)
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