I misteri di Milano di Alessandro Sauli

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      — Gabriele Franchi li avea denunziali. Desidero che mi ripetiate come quell'onest'uomo del signor Franchi venne a sapere che si macchinava un furto nella sua officina.
      — Vi ho detto, madamigella, che gli operai erano tre, e non quattro; Il quarto che mancò al convegno del 24 febbraio fu appunto il Giuda. Si disse che, spaventato dai pericolo dell' impresa, era corso a spiattellar tutto al signor Franchi, col patto • chiesto e concesso prima di ottenere l'impunità per sè solo. E questo, infatti, sarebbe il modo più ragionevole di spiegar la cosa. Molti però pretendono, ed io, Bertuccia, fui e sono di quest'avviso, che l'operaio in quistione, cacciato in apparenza dall'officina cogli àltri quattro, facesse bravamente la spia ai compagni per ordine e conto del signor Franchi. Si osservò frale altre che chi intavolò l'affare del furto, chi vi spinse gli altri, e dette al Legnaiuolo lo stampo in cera della serratura per adattarvi la chiave falsa, fu appunto lui che mancò all'intesa di quella notte, e non solo la scappò netta da quel tafferuglio dei gendarmi appiattati, ma fu ripreso al servizio dal signor Franchi, e messo al posto del soprastante, quando a questi, .per diverbio nato col principale, venne dato lo sfrattò • due mesi dopo. Il rimanente si sa. Vostro zio, colto in flagrante attentato di furto, confessò, e fu condannato ai lavori forzati. Quanto quel povero galantuomo soffrisse, ve lo dica la sua fine precoce... poiché non toccava ancora i trentacinque anni, allorché una mattina a Trieste, il capo aguzzino lo trovò freddo stecchito sul pancaccio che gli avean dato per letto. La Maria Barinetti, rimasta sola con voi, che a quell'età non potevate porgerle alcun aiuto, e con quel velenoso serpente di sua madre, la quale da mattina a sera non faceva altro che torturarla, si trovò costretta, non bastando il lavoro, ad accattare il tozzo per Dio*, quando la notte era buja, e non si vedeva il rossore della vergogna che copriva il livido delle sue guance. Ma un giorno ammalò, e allora toccò a voi, mia cara madamigella, a tender la mano sull'uscio, implorando la carità restia dei passanti. Era quella una vita da poter sopportarsi?... Fu allora che vi dissi-
      » — Piccina mia, tu stenti la vita... tu hai fame; la mamrìia è àrh-malata; quella catlivaccia della nonna bestemmia sempre, e la miseria cresce e vi strozza.
      » Mentre io vi parlavo così, voi piangevate a singhiozzi come una Maddalena.
      wi> — Su, fatti coraggio, piccina — ripresi io — il diavolo non è poi così brutto come si dipinge. Se tu la vuoi, io ti ho trovata una prò* tettrice; essa s'incarica di pensare alla mamma e alla nonna; ma bi* sognerebbe che tu te le raccomandassi a voce...
      Mist. Yol. II. ' 26


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I misteri di Milano
Storia contemporanea (Volume 2)
di Alessandro Sauli
Libreria Francesco Sanvito
1859 pagine 492

   

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