I misteri di Milano di Alessandro Sauli

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      pane alla nonna ed a me... tanto fa! perche dovrei aver paura di voi che dite di volermi bene?... Andiamo!
      « Un'ora dopo, nicchiati nél forgone de'saltimbanchi, prendevamo la via del Tirolo Tedesco.
      — Dimenticate una delle particolarità' più importanti di questo viaggio, carissimo don Alfonso...
      — Non credo... è però probabile... fate ché mi risovvenga.
      — Durante questo viaggio che, sebbene inesperta, mi sembrò lunghissimo, io vi dissi più volte piangendo che, poiché quella signora, la quale ci doveva soccorrere, stava così lungi da casa nostra, mi riconduceste subito dalla mamma, che senza/di me sarebbe morta sola, senza un cane che vegliasse al suo letto per assisterla e confortarla. Come rispondevate alle mie'lagrime... .alla mia disperazione, voi, Valentino?
      — Come rispondevo?... alla meglio, madamigella; ora con le buone, ora con le brusche.
      — E^con le brusche'specialmente: talvolta schernendomi, tal altra minacciandomi... spesso agitandomi in viso il vostro scudiscio. Mi ricordo che, i primi giorni, patii la fame; ma, vedendomi chiusa in una cupa disperazione, e che non ^accennavo di volermi piegare, ricorreste a tutti i mezzi per riescirvi... persino all'ubbriachezza. Lusingaste la mia vanità, fomentaste le mie passioni, suscitaste nel mio cuore un feroce istinto di vendetta e di rappresaglia, raccontando a me, ignara della perfidia del mondo, tutto il male che fecero soffrire alla mia famiglia. Mercè vostra, divenni egoista, lusinghiera, vendicativa. Fin dal giorno in cui voi, Valentino, mi apprendeste i particolari del complotto macchinato da Gabriele Franchi per disonorare mio zio, dopo averne dis-
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      onorata e uccisa la sorella ch'era mia madre, fin,da quei giorno non ebbi che un solo pensiero, tormentoso, insistente: ottener la grandezza come mezzo supremo di compiere una terribile rappresaglia. Volli un nome — l'ebbi; mi abbisognavano le ricchezze — m'incollai sulla fronte la maschera impudente della lusinghiera, dissi al mio volto che non impallidisse, al mio cuore che non battesse — fui ricca... E quando ebbi il nome, la considerazione, le ricchezze, aspettai — finché la * provvidenza... o la fatalità ponesse sul mio sentiero un uomo, sul cui . capo io potessi versare tutta la piena dell'odio mio. L'istante venne. Edgardo Franchi — il figlio di Gabriele Franchi — volle vedermi — vista mi amò... mi amò con furore: io gli corrisposi. Giammai vi fu donna che con miglior successo ponesse in opera tutte le astuzie di un amor menzognero. Indifferente, passionata, sprezzante, angelo, demonio — lo sedussi, lo ammaliai, ne turbai la ragione, ne distrussi la volontà. Gabriele Franchi presente il pericolo a cui si espone sua
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I misteri di Milano
Storia contemporanea (Volume 2)
di Alessandro Sauli
Libreria Francesco Sanvito
1859 pagine 492

   

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